Ora per "merito" della crisi i matrimoni sono più solidi

Il rapporto Istat dimostra come separarsi sia diventato un lusso per poche coppie. Da single il costo della vita aumenta del 66%

Ora per "merito" della crisi i matrimoni sono più solidi

Il divorzio è ormai roba per ricchi. Il marito che non può permetterselo, rischia di trasformarsi in un clochard. Ricordate, dunque: meglio sopravvivere insieme alla moglie da infelici, piuttosto che vivere liberi dalla consorte ma schiavi della povertà. Non scherziamo. Basta farsi un giro davanti alle mense per barboni per verificare come tra i commensali ci siano uomini separati che - causa dissanguamento da assegno di mantenimento - si sono ridotti all'elemosina. Senza soldi per fare la spesa, spesso addirittura senza casa (puntualmente assegnata alla moglie, al pari dell'affidamento dei figli), l'esercito in disarmo dei mariti-pentiti è costretto a serrare le fila in appositi condomini per «coniugi in difficoltà». Ne stanno sorgendo in varie regioni d'Italia e la richiesta aumenta ogni giorno di più.
Si tratta della migliore fotografia di una società che sta cambiando e alla quale ieri l'Istat ha posto il sigillo delle cifre ufficiali. Nel 2012 le separazioni sono state 88.288 e i divorzi 51.319, entrambi in calo rispetto all'anno precedente (rispettivamente -0,6% e -4,6%).
Anche i tassi di separazione e di divorzio, in continua crescita dal 1995, hanno una battuta d'arresto nel 2012. Curiosamente si conferma lo stereotipo della «crisi del settimo anno», tanto che in 20 anni, tra il 1985 e il 2005, le unioni interrotte dopo sette anni da una separazione sono raddoppiate, passando dal 4,5% al 9,3%; inoltre sempre più italiani vanno all'estero, in particolare in Spagna, per arrivare alla rottura del legame coniugale in tempi più rapidi. Che nel nostro Paese - su questa materia - il legislatore debba darsi una mossa? Fate un po' voi...
L'età media alla separazione è circa 47 anni per i mariti e 44 per le mogli; in caso di divorzio raggiunge rispettivamente 49 e 46 anni. Questi valori sono aumentati negli anni per effetto della posticipazione delle nozze in età più mature e per la crescita delle separazioni con almeno uno sposo ultrasessantenne.
La tipologia di procedimento scelta in prevalenza dai coniugi è quella consensuale: nel 2012 si sono concluse in questo modo l'85,4% delle separazioni e il 77,4% dei divorzi. Il 73,3% delle separazioni e il 66,2% dei divorzi hanno riguardato coppie con figli avuti durante il matrimonio.
Nel 20,3% delle separazioni è previsto un assegno mensile per il coniuge (nel 98,4% dei casi corrisposto dal marito). Tale quota è più alta al Sud e nelle Isole (rispettivamente 25% e 24%). Nel 58,2% delle separazioni la casa è assegnata alla moglie, nel 20,4% al marito mentre nel 18,4% dei casi si prevedono due abitazioni autonome e distinte, ma diverse da quella coniugale.
Sarà anche per questo che i «single di ritorno» (circa 7 milioni di connazionali) devono affrontare un costo della vita superiore del 66% rispetto a quello medio di ogni componente di una famiglia tipo.
Un'inversione di tendenza per una scelta dolorosa ma anche costosa che - sottolinea la Coldiretti, autore di una ricerca ad hoc - è stata favorita dalla crisi, che ha fatto anche aumentare il numero di divorziati e separati in grave difficoltà economica.
La presenza di separati e divorziati è quindi in forte crescita tra i 4,1 milioni di abitanti costretti a chiedere aiuto per mangiare. Vivere da soli è più costoso: la spesa media per alimentari e bevande di un single è di 332 euro al mese, il 62% superiore a quella media di ogni componente di una famiglia-tipo di 2,3 persone, che è di 204 euro.


Per i single l'aumento di costi è più del doppio (101 per cento) per l'abitazione, del 76% per i combustibili e per l'energia e del 29% per i trasporti rispetto alla media per persona di una famiglia tipo.
Morale: stringete i denti e non separatavi. Forse il coniuge non vi ringrazierà, ma il vostro portafoglio sì.

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