L'"intifada" di Greta: sfila contro la Meloni

L'attivista svedese star del corteo a Milano. Una confusa protesta ambientalista e pro Pal

L'"intifada" di Greta: sfila contro la Meloni
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La galassia dell'odio è scesa ieri in piazza in varie città italiane per il «No Meloni day» protestando «contro il governo Meloni, l'ecocidio, il genocidio in Palestina» in una mobilitazione che ha tenuto insieme dai collettivi studenteschi a Fridays for future con la presenza al corteo di Milano anche di Greta Thunberg.

L'attivista svedese ha partecipato alla manifestazione con la kefiah attorno al collo arringando da un camioncino i presenti: «non ci si può definire attivista del clima se si ignora la sofferenza dei popoli colonizzati ed emarginati: il silenzio significa complicità con il genocidio».

La Thunberg ha aggiunto che «i palestinesi hanno vissuto per decenni sotto l'oppressione soffocante di un regime di apartheid e nell'ultimo anno, con il genocidio in diretta streaming di Israele, il mondo ha nuovamente abbandonato la Palestina». Durante il suo discorso, dalla piazza si è alzato il coro «Palestina libera» mentre alcuni manifestanti avvolti nella kefiah hanno inneggiato alla «intifada fino alla vittoria» scandendo il motto «from the River to the Sea» che coincide con la negazione dell'esistenza dello Stato di Israele. Addirittura sul profilo Instagram di Fridays for Future Italia è comparsa una storia con scritto «Noi sappiamo da che parte stare! Palestina libera dal fiume fino al mare».

Cosa c'entrino questi temi con lo «sciopero per il clima» indetto ieri da Fridays for Future e con le battaglie per l'ambiente rimane un mistero eppure per la Thunberg «non ci si può definire attivista del clima se si ignora la sofferenza dei popoli colonizzati ed emarginati: il silenzio significa complicità con il genocidio».

D'altro canto la confusione ideologica che anima queste manifestazioni non è una novità e tra i temi del «No Meloni Day» (promosso dal collettivo comunista Osa e da Cambiare Rotta) c'è la contrarietà al Ddl Sicurezza che inasprisce le pene per le manifestazioni violente. Così gli studenti «hanno scioperato contro il governo della guerra, della repressione, della devastazione ambientale e contro un modello di formazione che nega il futuro alla nostra generazione. Dalle scuole all'università non crediamo più a una classe dirigente e a un occidente bellicista e complice del genocidio in Palestina». Per questo il corteo romano si è diretto verso il ministro dell'Istruzione dove ha intonato cori e scandito slogan. Tra gli striscioni comparsi «repressione, scuola, gabbia, ambiente, genocidio: studenti contro il governo» mentre in un altro si legge: «Ogni giorno è no Meloni Day». Ascoltando le dichiarazioni di alcuni dei partecipanti emergono poche idee ma confuse: «Siamo in un momento in cui gli studenti subiscono le aule sovraffollate, la crisi ambientale, la complicità dei nostri atenei con le aziende inquinanti e con il genocidio».

Come spesso accade in questi casi, la tragedia lascia spazio alla farsa e durante la manifestazione di Milano l'indicazione viale Cristoforo Colombo è stata sostituita con la scritta «via Resistenza Indigena» in nome delle

teorie decoloniali. Purtroppo lo spettacolo andato in scena ieri nelle piazze milanesi, romane e di numerose città italiane è destinato a ripetersi in un autunno che si prevede molto caldo pur di protestare contro qualcosa.

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