«Le banche non ci danno fiducia, ci conoscono da anni ma non ci danno più fiducia. Ci fanno soffrire per pochi spiccioli e, giusto per complicare le cose, i pagamenti del nostro lavoro tardano sempre più ad arrivare, anzi, qualche volta non arrivano per niente. È sempre difficile andare avanti così, vogliono metterci in ginocchio. Vuole un esempio? Ho chiesto 280mila euro di prestito per la casa che intendo comprare. L’anno scorso me li avrebbero dati tutti, adesso invece dicono che al massimo me ne potrebbero dare la metà, ma con una rata mensile inavvicinabile. E questo nonostante abbia portato a garanzia il fatturato della mia azienda, la casa dei miei genitori, persino la pensione di mio padre. Eppure è la banca della mia famiglia da quarant’anni. Da quarant’anni».
Marco Zanchi, 37 anni, titolare di una piccola impresa di impianti termosanitari, con sede a Nerviano, nell’hinterland milanese è uno dei tanti. Una delle vittime del credit crunch, la stretta creditizia cioè, che sta soffocando quella parte d’Italia che lavora ma non vuole mollare, che non vuole arrendersi. Una parte d’Italia fotografata efficacemente da un sondaggio, condotto con la solita tempestività, tra il 5 e l’8 Marzo, dalla Cgia, l’Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre del segretario Giuseppe Bortolussi.
Una sequenza di interviste a ottocento piccoli e medi imprenditori di tutto il Paese. Un sondaggio che diventa un disperato appello ad invertire la rotta.
Ma quali sono gli elementi di spicco che emergono dall’indagine della Cgia? Il dato di fatto intanto, e cioè che per il 53 per cento delle imprese italiane la situazione economica attuale e l’instabilità dei mercati finanziari hanno modificato il rapporto con il sistema bancario. Tale cambiamento si traduce innanzi tutto con l’aumento dei tassi bancari e dei costi (misura riscontrata dall’89 per cento delle imprese) e con la richiesta di ridimensionamento o di rientro di crediti già concessi (57 per cento delle aziende). Al 51 per cento degli imprenditori intervistati sono state richieste maggiori garanzie, al 31 per cento non sono stati rinnovati crediti precedenti e al 29 per cento sono stati negati nuovi finanziamenti.
Ma le imprese hanno sempre più un disperato bisogno di denaro tanto è vero che, analizzando le richieste, emerge come una impresa su quattro negli ultimi tre mesi abbia fatto domanda di credito: tendenza rilevata soprattutto nelle aziende del nord-ovest con una percentuale vicina al 29 per cento. E, al momento di entrare in banca, solo il 20 per cento delle imprese non ha riscontrato difficoltà. Nella maggior parte dei casi, invece, si sono incontrati molti problemi (37 per cento) e per una impresa su dieci è stato impossibile ottenere credito. Difficoltà che si traducono sostanzialmente e soprattutto in costi bancari troppo elevati (40 per cento) o in tempi troppi lunghi (32 per cento), ma anche nella richiesta di garanzie eccessive (15 per cento) o in tassi di interesse troppo elevati (12 per cento).
Ma è anche vero che la maggior parte delle imprese ha bisogno di nuovi crediti per investimenti (56 per cento) e questo spiega l’elevato numero di aziende che sta valutando lo scenario economico in via di sviluppo e la situazione della propria azienda prima di richiedere un nuovo prestito. La mancanza di liquidità per sostenere l’impresa in questa difficile fase economica è il secondo motivo (37 per cento) per cui le aziende intendono richiedere finanziamenti.
Ancora un paio di annotazioni per focalizzare ulteriormente una situazione che sta diventando drammatica. A risentire maggiormente del credit crunch sono le imprese del nord: il 58 per cento del nord-ovest ed il 56 per cento delle aziende del Nord-Est. Un’area altamente industrializzata, dunque, dove solo il 25 per cento della aziende ritiene che non avrebbe difficoltà a richiedere un prestito. Uno scenario completamente cambiato in pochi mesi se si considera che, nell’indagine di Ottobre 2011, solo il 37 per cento degli imprenditori intervistati denunciava queste difficoltà.
Un altro esempio significativo? La situazione del Trentino la regione d’Italia con il più alto rapporto tra sportelli bancari e popolazione, la regione dove le Casse rurali hanno sempre giocato un ruolo determinante nell’assistenza e nello sviluppo delle imprese locali.
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