Nel Conclave del 2005 è l'antagonista principale di Joseph Ratzinger. Confluiscono su di lui, infatti, i voti della cordata «progressista» dopo che il cardinal Martini si ritira. Secondo la ricostruzione più accreditata - la versione del vaticanista del Tg2 Lucio Brunelli - il gesuita Jorge Maria Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, la città in cui era nato (13 dicembre 1936), figlio di un ferroviere dell'astigiano emigrato, aveva raccolto fino a 40 voti per scendere a 26 nella quarta votazione, quella che elesse Ratzinger con 84. Secondo una nuova ricostruzione, di «una fonte certamente autorevole» del sito «Vatican Insider», Bergoglio avrebbe invece chiesto ai suoi sostenitori «quasi in lacrime» di desistere. Otto anni più tardi, vicino ai 77, l'arcivescovo della capitale argentina è ancora uno degli outsider.
Nelle schematiche divisioni in cordate che precedono i conclavi, viene incasellato tra i progressisti essendo, invece, semplicemente un cardinale umile, riservato e attento ai poveri. La vocazione sacerdotale è maturata dopo il diploma di perito chimico. Studia in Cile, Germania e Spagna. Diviene prete a 33 anni, a 35 è già tra i gesuiti più autorevoli di Argentina. Durante la dittatura prende le distanze dal clero più vicino a Menem.
Nella sua città vive in un modesto appartamento, gira in tonaca, usa il «colectivo», il bus, o la «subte», la metropolitana. Quando, nel febbraio 2001, riceve la porpora cardinalizia e i fedeli propongono di pagare il viaggio a Roma per la cerimonia d'insediamento, ordina agli argentini di restare a casa e distribuire i soldi ai poveri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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