Il Paese è fermo: adesso i progressisti ce l'hanno fatta

Calano i profitti, auto in crisi, rincari sulle bollette. Eppure certa sinistra crede di aver vinto. Ma di questo passo torneremo a vivere a lume di candela

Il Paese è fermo: adesso i progressisti  ce l'hanno fatta

Volevano la crisi dei consumi? L’hanno avuta. Volevano la riduzione dei profitti? L’hanno avuta. Volevano meno auto? Hanno avuto pure quella e infatti la Fiat non vende più una vettura nemmeno per sbaglio. Le industrie stanno lasciando l’Italia, in fatto di energia, aumento dopo aumento, saremo costretti a rinunciare anche all’ultima abat-jour, ancora un piccolo passo e torneremo a vivere a lume di candela, magari in una caverna, così gli ecologisti saranno contenti. Nemmeno una lampadina accesa, l’inquinamento elettrico sconfitto, evviva evviva, il mondo è al buio, il futuro è nero ma sotto sotto un po’ più verde. O, almeno, al verde.
A pensarci bene hanno vinto loro, i cosiddetti progressisti, quelli che lo sviluppo è un pericolo, le imprese sono un male, la produzione economica è il demonio. Quelli che bisogna ridurre ridurre ridurre, quelli che i centri commerciali sono luoghi di perdizione e le vacanze alle Maldive una roba da burini. Ecco fatto, chi è che se le può permettere le Maldive? Pure una pensioncina a Riccione rischia di essere troppo costosa per i più. Hanno vinto loro, quelli che condividevano l’idea che le tasse sono bellissime. Chissà ora come saranno contenti con l’Imu: se la ammireranno manco fosse Belén...
La crisi? Macché crisi, è la realizzazione dei loro progetti, è la perfetta esecuzione delle loro volontà. Avevano detto che la pubblicità è un male? Eccoli accontentati, la pubblicità è in via di estinzione. Volevano chiudere i centri storici? Eccoli accontentati, avanti di questo passo e trovare un negozio aperto in un centro storico sarà più difficile che trovare un ippopotamo al Polo Nord. Anche la benzina per dire, tra un po’ non si potrà più usare. Merito dell’idrogeno? Trionfo dell’auto elettrica? Combustibili alternativi? Ma no: colpa del prezzo alle stelle. Là dove non ha potuto Greenpeace, è arrivata l’accisa...
Ricordate quelli che lottavano contro la costruzione di strade, autostrade e tangenziali? Ricordate i presidi per la difesa della quercia e del platano? Ricordate i lavori bloccati per anni in nome di un cespuglio o di un rododendro? Ecco fatto: hanno vinto loro. Ora di strade non se ne costruiranno più per un pezzo. Primo perché non ci sono i soldi per costruirle, poi perché non c’è più niente da trasportarci su. I negozi sono vuoti, i magazzini sono pieni. «Vuoi comprare un vestito nuovo?», «Non posso, però in compenso mi godo la vista del rododendro».
Il nostro incubo di oggi in realtà è il loro sogno di ieri. Per anni ci hanno descritto il consumismo come se fosse l’inferno, bene adesso godetevi il vostro paradiso, pieno di sobrietà e di esodati, di addizionali Irpef e stangate sulla casa. Ah che meraviglia, ah che bellezza: stabilimenti chiusi, ciminiere spente, auto ferme, elettricità da usare con parsimonia. Non era questo che volevano? Sono stati accontentati, e noi con loro.

E finalmente abbiamo capito che cosa intendevano quando dicevano che bisogna mettersi nei panni dei poveri. Ecco: gli italiani finalmente si sono messi nei panni dei poveri. Che sciagurati quelli che li volevano far diventare più ricchi...

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