Le consultazioni che ieri Papa Benedetto XVI ha avviato prima con i capi dicastero della curia romana, e successivamente con alcuni cardinali di «grande e varia esperienza», dice che in Vaticano una sorta di governo tecnico per gestire Vatileaks- il trafugamento di documenti riservati - è nei fatti in atto. Un governo tecnico, preludio probabile di una svolta che sembra destinata a portare il segretario di stato Tarcisio Bertone alle dimissioni entro il compimento del suo settantottesimo anni di età.
L’ipotesi al vaglio è quella di un segretario di Stato proveniente del mondo diplomatico, non più una scelta interna come era quella del corso Dominique Mamberti già in forza alla curia romana, ma esterna e cioè uno tra Luigi Ventura, nunzio in Francia, e Pedro López Quintana, nunzio in Canada. È, infatti,dall’episcopato internazionale che cresce lo sdegno per Vatileaks, uno scandalo che esternamente al Vaticano viene attribuito principalmente al malgoverno da una parte e a dissidi in sostanza «romani» dall’altra. È opinione comune che uno come André Vingt-Trois, il cardinale arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza episcopale francese, non avrebbe mai espresso in modo diretto, come ha fatto due giorni fa, dubbi sul meccanismo che regola la curia romana dando anche per scontato il pensionamento del cardinale Bertone, se la misura non fosse ritenuta da una buona fetta del collegio cardinalizio e dell’episcopato mondiale colma.
Dura l’analisi del porporato francese: «Oggi ogni dicastero funziona per se stesso e le comunicazioni tra loro sono a volte lente se non addirittura inesistenti, a meno che non avvengano attraverso le conversazioni dei cardinali ». E ancora, le parole che più fanno male: «Il cardinale Bertone ha 78 anni.Non c’è bisogno di rivelazioni segrete per sapere che la sua partenza dalla segreteria di Stato è prevedibile». A Vingt-Trois ha fatto eco, ieri sul Messaggero , il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio consiglio di giustizia e pace. Il caso Ior? «Io per primo vorrei avere risposte dal cardinale Bertone» ha sorprendentemente detto. Il Papa è chiaramente intenzionato a risolvere il caso Vatileaks coinvolgendo ecclestiastici di peso. Insomma, non con consultazioni soltanto romane. In questo senso indicano qualcosa di nuovo i nomi dei cinque cardinali che egli ha voluto ascoltare ieri sera. Nel suo studio ha convocato George Pell, l’arcivescovo di Sydney la cui candidatura alla Congregazionedei vescovi era passata in cavalleria per voci messe relative a una sua mal gestione di alcune vicende di pedofilia nel clero. Poi Marc Ouellet, prefetto dei Vescovi e figura super partes, per molti il vero candidato al papato per il dopo Ratzinger.
Quindi il cardinale Camillo Ruini, l’ex presidente della Cei dalla cui linea molti nell’attuale governance vaticana hanno maldestramente cercato di prendere le distanza. Anche la convocazione del cardinale Jozef Tomko è importante: il prefetto emerito della congregazione per l’evangelizzazione dei popoli è fra i tre cardinali della commissione che indaga su Vatileaks- il presidente della commissione, Julian Herranz, era presente alla riunione coi capi dicastero nella mattinata - quello che sembra più deciso a fare pulizia. Infine Jean- Louis Tauran, presidente del pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, grande esperto di diplomazia estera, vera cerniera tra Roma e l’episcopato mondiale. Che il Papa desideri maggiori informazioni di quelle che riceve quotidianamente è evidente anche dalla parole del portavoce vaticano padre Federico Lombardi: il Papa - ha detto - ha deciso d’incontrare cardinali che «non solo nell’ambito romano ma anche internazionale, possono utilmente scambiare con lui considerazioni e suggerimenti per contribuire a ristabilire il desiderato clima di serenità e di fiducia nei confronti del servizio della curia romana».
Ma le consultazioni non finiranno qui: «Naturalmente - ha detto Lombardi - il Santo Padre continuerà nei prossimi giorni i suoi colloqui e le sue riflessioni, profittando anche della venuta a Roma di tanti pastori in occasione delle festività dei santi Pietro e Paolo, che sono una straordinaria occasione perché la comunità della chiesa universale si senta unita a lui». E per gestire con maggiore efficacia gli aspetti mediatici delle criticità (fughe di notizie riservate, questioni che attengono le finanze vaticane, scandali sessuali...
) la Santa Sede ha istituito il ruolo direttore della strategia comunicativa presso la segreteria di Stato, e lo ha affidato a Greg Burke, per anni esperto di religione del Time e attualmente in forza alla Fox, che entrerà in carica nei prossimi giorni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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