Parole come sassi per svegliare le famiglie inerti

Quelle del prefetto di Perugia sono parole dure, ma è giusto ricordare che i genitori falliscono

È più cruento rottamare non «qualcosa» ma «qualcuno» o invitare un irresponsabile al suicidio? Non saprei quale delle due nefandezze scegliere. E dico «nefandezze» perché si tratta di parole che è meglio non proferire. Una parte della mia notorietà si deve, tra altri improperi e invettive, a un'affermazione forte, da molti pensata e da pochissimi detta. Di un mio antagonista, e ovviamente in chiave metaforica, dissi: «Lo voglio vedere morto». Si trattava di Federico Zeri. Eccessivo? Forse, ma nella consuetudine, soprattutto quella dei tifosi sportivi. Qualcuno si scandalizza? Certo non si tratta di dichiarazioni istituzionali, ma di sfoghi. Nel caso di specie, però, il confronto che io ho posto all'inizio ha fonti analoghe istituzionali. Un sindaco e un prefetto.

Non può che stupire la reazione di Matteo Renzi che chiede «provvedimenti immediati» dichiarandosi «furente» per la dichiarazione in conferenza stampa del prefetto di Perugia Antonio Reppucci, napoletano verace e persona generalmente equilibrata: «Una madre che non si accorge che il figlio si droga ha fallito e deve solo suicidarsi». Non male. Ma non grave dal mio punto di vista, e tanto meno dal punto di vista di chi, da sindaco, ha insistentemente dichiarato di voler «rottamare» i politici, e cioè esseri umani che non sono rifiuti ma semplicemente persone più vecchie di lui, talora anche per provvida esperienza. Con quale coerenza il provetto «rottamatore» si infuria con il povero prefetto di Perugia? Renzi sbaglia e lo segue Alfano, ministro delle interiora, detestabile politico equivocato dal Berlusconi tardo. Infatti, preso atto dell'indignazione di Renzi, Alfano interviene: «Ho sentito le dichiarazioni del prefetto, sono gravi e inaccettabili. Non può restare lì né altrove». Su Twitter, commosso, un Renzi-Pieraccioni ringrazia. A questo sono ridotte le nostre istituzioni. È evidente, infatti, che l'esuberante prefetto non ha fatto nulla di male se non sul piano verbale con enfasi ed iperboli che vanno intese come metafore, esattamente come la «rottamazione» di Renzi. È evidente anche a un cretino, anzi a due, che il povero Reppucci, persona gentile, sensibile ed educata, non desiderasse affatto il suicidio delle madri già sofferenti per il figlio scemo (si dica fuor di metafora), ma intendesse dire che le famiglie devono occuparsi dei figli, essere vigili, in particolare le madri; e che le forze dell'ordine «non possono fare da badanti e tutori alle famiglie». Giusto, giustissimo. Il suicidio significa fallimento di un'educazione da parte dei genitori. Come rottamazione non significa che Renzi volesse la morte di D'Alema o di Veltroni, semplicemente li riteneva superati.

Il prefetto Reppucci ha aggiunto: «Se avessi un figlio e lo vedessi per strada con la bottiglia in mano, lo prenderei a schiaffi». Sbagliato? Sbagliato è l'eccesso di tolleranza dei genitori, sempre pronti a perdonare. Il prefetto di Perugia non ha fatto niente di male. Renzi e Alfano hanno abusato del loro potere.

Naturalmente non poteva mancare il procuratore antimafia che si dissocia: «Le famiglie non devono sentirsi isolate ma supportate e coinvolte». Ma il prefetto intendeva semplicemente che non devono coprirsi gli occhi ed essere incoscienti. Bravo prefetto! Non bisogna avere paura delle parole ma degli stupidi.

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