O lo scranno o le aziende. L'ultimo ricatto del Partito Democratico nei confronti di Silvio Berlusconi è contenuto in un disegno di legge depositato al Senato. I primi firmatari sono Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria, e Luigi Zanda, capogruppo a Palazzo Madama. Cosa prevede? In pratica si pone come obiettivo quello di cambiare la legge 361 del 30 marzo 1957 sostituendo il principio di ineleggibilità con quello di incompatibilità.
Insomma, nessuna decadenza automatica in caso di ineleggibilità, bensì la possibilità di scegliere tra il Parlamento e le aziende. Tempo per fare la fatidica scelta: un anno. I democratici ricorrono dunque a un cambio terminologico per trovare l'ennesima scorciatoia per far fuori il Cavaliere. "La principale novità del disegno di legge è rappresentata dalla proposta di qualificare come cause di incompatibilità le situazioni finora definite come cause di ineleggibilità dall'articolo 10 del decreto del presidente della repubblica n. 361 del 1957", spiega Mucchetti.
Che poi aggiunge: "Per rimuovere la causa di incompatibilità, l'azionista di controllo eletto parlamentare deve conferire entro trenta giorni ad un soggetto non controllato né collegato il mandato irrevocabile a vendere entro trecentosessantacinque giorni le partecipazioni azionarie di cui sopra a soggetti terzi, ossia a soggetti senza rapporti azionari né professionali con il venditore e comunque a soggetti diversi dal coniuge, dal convivente more uxorio e dai parenti fino al quarto grado e affini fino al secondo grado, nonché a soggetti diversi dagli amministratori delle società. I due termini di 30 e di 365 giorni devono intendersi come perentori". Il ddl, se approvato, potrebbe essere applicabile anche nella legislatura in corso. Tra gli altri firmatari ci sono: Vannino Chiti, Miguel Gotor, Maurizio Migliavacca, Giorgio Tonini e altri esponenti del Pd.
Mucchetti prova a smorzare i toni e sostiene che il ddl da lui presentato non ha nulla a che fare con Berlusconi. "Il ddl che ho presentato al Senato non c’entra nulla con Berlusconi. Annunciai in alcune interviste mesi fa la mia intenzione di modificare la legge del ’57 perché inadeguata e non in linea con i tempi. Non capisco perché si faccia ora tanto clamore su un testo che comunque non farebbe mai in tempo ad essere approvato". Tuttavia poi Mucchetti precisa: "Ci sta anche la posizione di Silvio Berlusconi nella relazione al ddl lui è nominato una volta sola, altri di più".
Sul dibattito politico è interventuo anche il Quirinale.
In risposta all'ipotesi della concessione di grazia nei confronti di Berlusconi - paventata da Libero - dal Colle è arrivata una nota che recita: "Queste speculazioni su provvedimenti di competenza del capo dello Stato in un futuro indeterminato sono un segno di analfabetismo e sguaiatezza istituzionale e danno il senso di una assoluta irresponsabilità politica che può soltanto avvelenare il clima della vita pubblica"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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