Il Pd si ricompatta Ma Civati non vota: "Andati troppo in là"

I "dissidenti" si allineano al partito. Gozi: "A maggio la resa dei conti"

Il Pd si ricompatta Ma Civati non vota: "Andati troppo in là"

Enrico Letta chiede la fiducia al Parlamento per il suo governo. Tra tutte le forze politiche rappresentate alle Camere, la vera incognita è il Partito democratico, di cui il premier è esponente e vicesegretario dimissionario.

Il partito di centrosinistra non si è ancora ripreso dal terremoto che lo ha colpito dopo le elezioni e che ha portato alle dimissioni di Pier Luigi Bersani. Il nuovo esecutivo "di larghe intese" ha creato non pochi malumori all'interno di via del Nazareno. Ma a poche ore dal voto di fiducia, il partito sembra essersi ricompattato, con i "dissidenti" Sandra Zampa, Sandro Gozi e Laura Puppato che ieri hanno annunciato il sì al governo, seppure a malincuore.

Resta, pare, solo il no di Pippo Civati che "con amarezza" non parteciperà ai lavori del Parlamento: "Non c’è leggerezza nella mia scelta e per mille motivi sarebbe stato consigliabile dare un sì critico, ma siamo andati troppo in là", ha detto il deputato democratico, spiegando che al Senato "ci saranno altri che faranno la mia scelta". Civati vuole in questo modo "richiamare l’attenzione a un disagio che c’è nei confronti del governo, un disagio che il nostro elettorato sente non solo nei confronti di Berlusconi ma anche dei programmi".

"A maggio la resa dei conti", intima Sandro Gozi. Come spiega a Intelligo news "l'assemblea sia l'inizio di un processo di ricostituzione del Pd o di un nuovo centrosinistra, Si indichi subito con quali personalità, con quali organi e con quali modalità il Pd organizzerà il passaggio dal voto di oggi alla conclusione del congresso, fino alle primarie". Sulla questione di valutare di volta in volta i provvedimenti, Gozi ha spiegato: "Non è un ricatto. È una divisione dei compiti. Il governo ha un'agenda che a livello economico-sociale è dettata dalla crisi e indicata come priorità dai saggi. Di quello si occuperanno il presidente del Consiglio e i suoi ministri. Poi ci sono una serie di argomenti che fanno parte delle priorità delle varie forze politiche. Saremo liberi di affrontarli in Parlamento".

Dopo il discorso di Letta, Pier Luigi Bersani ha provato a gettare acqua sul fuoco sostenendo che quela del nuovo governos sia "un’impostazione giusta".

"Ora basta chiacchiere", ha esortato, "Cerchiamo di dare una mano al governo sul serio e tutti, mi pare che ce ne siano le condizioni. Sarà una fiducia non solo formale, ma ci sarà l’intenzione di aiutare il governo a camminare, con tutti gli enormi problemi che ha di fronte e con l’intenzione molto ferma di dedicarsi ai problemi".

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