Renzi e i suoi restano in panchina

Il Pd lo tiene in disparte, ma sa che i suoi voti sono preziosi

Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, a "Porta a Porta"
Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, a "Porta a Porta"

Per mesi ha occupato la scena politica da protagonista pressoch&é assoluto, oscurando Grillo, i Berlusconi, i Monti e i Casini e le Bindi. Ora sulla scena sono di nuovo loro, e Matteo Renzi - come promesso - se ne è tornato a Firenze, a fare il sindaco a tempo pieno.

Per ora ha deciso di «stare alla finestra», respingendo sia i complimenti del Cavaliere («Mi ha chiesto di non fargliene più e io evito», dice Berlusconi) sia l'intenso corteggiamento di chi, dall'asse Monti-Montezemolo, accarezzava il sogno di arruolarlo come testimonial d'eccezione. Un corteggiamento che ha preoccupato non poco lo stato maggiore Pd, consapevole che il sindaco di Firenze può spostare una larga fetta di voto d'opinione che a Bersani serve come il pane per vincere. «Se il Pd facesse una campagna elettorale senza Renzi e contro Monti, correrebbe molti rischi», fa notare Paolo Gentiloni. «Auspichiamo un accordo con Monti, ma la nostra battaglia la facciamo nel Pd», annunciano i parlamentari renziani filo-Monti, come Ceccanti e Morando. Ieri Renzi ha giocato a Risiko con gli amici, e ha postato su Twitter la foto del tabellone cosparso di mini carri armati colorati, con la didascalia: «Fortunatamente stavolta quelli gialli non sono i miei...», dal colore della squadra decimata. E però i suoi rischiano di fare la fine dei «gialli» nel Risiko delle liste Pd. Vinte le primarie, i bersaniani si sono ben guardati dall'assegnare a Renzi quel 40% di candidati che corrisponde alla sua percentuale elettorale. Solo due (su 47) i «renziani» di rango che verranno candidati come capilista: Gentiloni e Realacci. Forse una quindicina (su 100) i nomi che verranno inseriti nel cosiddetto «listino» protetto. Tutti gli altri se la dovranno vedere alle primarie parlamentari, in una vera e propria corsa ad ostacoli.

Renzi ha evitato di polemizzare, ma sa bene che il meccanismo scelto da Bersani per evitare le polemiche sull'uso del Porcellum favorisce solo apparato e amministratori locali: ai candidati outsider non è stato neppure fornito l'elenco degli iscritti Pd da poter contattare; mentre i candidati di partito stanno già da giorni tempestando di sms i loro potenziali elettori. A Roma, per fare un esempio, i deputati renziani uscenti hanno rinunciato a correre in una gara impari, con l'eccezione di Roberto Giachetti, l'unico che - anche grazie alla grande popolarità raggiunta col lungo digiuno anti Porcellum - può provare a giocarsela.

Persino una bersaniana doc come Paola Concia ieri ha diffuso un videappello a suo sostegno. Alla fine, Renzi potrebbe contare su 40 parlamentari, un decimo delle truppe Pd. Non molti, ma abbastanza per contare nei momenti decisivi che Bersani, se si troverà stretto tra Vendola e Monti, dovrà affrontare.

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