"Idee pericolose per la democrazia": la bordata dei Penalisti contro l'Anm

La giunta dell'Unione delle camere penali italiane attacca l'Anm per le critiche al progetto di riforma della separazione delle carriere dei magistrati

"Idee pericolose per la democrazia": la bordata dei Penalisti contro l'Anm
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"L'Associazione nazionale magistrati ha licenziato un documento gravissimo". La giunta dell'Unione delle camere penali italiane attacca l'Anm "per le solite faziose e indimostrate critiche al progetto di riforma della separazione delle carriere dei magistrati".

Critiche che, secondo i penalisti, contengono "considerazioni e idee pericolose per la democrazia e in alcuni spropositi culturali e giuridici". L'Anm intenderebbe la 'Politica' come "il Male che vuole sottomettere il Bene" e "come un pericolo per la democrazia" il cui scopo principale sarebbe quello di "tacitare e sottomettere la magistratura, unica ed eroica garante della legalità" pur di continuare a difendere i suoi interessi "tendenzialmente illeciti".

I penalisti si augurano che proprio la "Politica" intervenga per rivendicare il suo ruolo e, quindi, in pratica, che il governo riesca finalmente ad approvvare in via definitiva la sua riforma sulla separazione delle carriere dei magistrati. La giunta delle Camere penali è, quindi, critica verso l'Anm che considera la difesa come 'rappresentazione di interessi privati' e che perciò non avrebbe alcun titolo ad essere messo sullo stesso piano dei pm. "Identificare l'interesse specifico dell'imputato con la funzione pubblica svolta dal suo difensore rappresenta uno sproposito di dimensioni epocali, che ci fornisce la esatta misura della deriva populista e demagogica di Anm", conclude la giunta delle Camere penali.

L'Anm, infatti, nel documento diffuso ieri esprimeva "grande preoccupazione" per i contenuti dei disegni di legge che compongono la riforma della giustizia e che svelano "l'intento di assoggettare tutti i magistrati, giudici e pubblici ministeri, al potere politico". Secondo i magistrati, i vari provvedimenti messi in campo dalla maggioranza ignorano "il principio costituzionale di parità delle parti". Ma non solo. Sarebbe "paradossale" che le proposte di legge attualmente in discussione alla Camera vietino ai pubblici ministeri di diventare giudici, ma accrescano "la possibilità di nominare direttamente come giudici "di ogni grado" gli stessi avvocati, senza passare da un pubblico concorso". La questione separazione delle carriere verrebbe, quindi, "agitata in modo del tutto strumentale". La Anm si chiede se difendere una parte privata nel processo costituisce maggiore garanzia di imparzialità piuttosto che perseguire interessi pubblici.

Se venisse approvata la riforma della giustizia e, dunque, la sepazione delle carriere "il corpo della magistratura professionale, - è la conclusione dell'Anm - ora selezionata per concorso pubblico, cambierebbe nel tempo la sua fisionomia con l'introduzione della nuova categoria dei magistrati di nomina politica "ad ogni livello" della magistratura giudicante".

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