Meloni stronca la toga pro migranti: "Un pezzo d'Italia favorisce l'illegalità". E Salvini: "Ora riforma della Giustizia"

Nonostante i soliti noti che tifano per l'immigrazione sregolata, Meloni assicura il massimo impegno "senza paura" di questo governo per la difesa dei confini. Salvini preme sulla separazione delle carriere

Meloni stronca la toga pro migranti: "Un pezzo d'Italia favorisce l'illegalità". E Salvini: "Ora riforma della Giustizia"
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L'immigrazione illegale è il tema centrale di queste settimane politiche, sia in Italia che in Europa. L'aumento dei flussi migratori provenienti dal nord Africa sta spingendo molti governi a serie riflessioni e azioni, sull'onda di quanto da un anno Giorgia Meloni chiede ai Paesi dell'Ue. Il presidente del Consiglio, che negli ultimi giorni è stato impegnato in missioni diplomatiche all'estero per trovare nuovi partner che combattano insieme all'Italia questa battaglia, dai suoi profili social ha lanciato un messaggio a seguito della liberazione dei quattro tunisini per mano di un giudice di Catania che ha sconfessato il nuovo decreto del governo. Un blitz, quello della toga pro migranti, che non lascia sorpreso il vice premier Matteo Salvini. Che oggi è tornato a invocare la riforma della Giustizia, "con separazione delle carriere e responsabilità civile dei magistrati che sbagliano".

"Siamo di fronte a una pressione migratoria senza precedenti, dovuta all'instabilità di vaste aree dell'Africa e del Medio Oriente. Il governo italiano lavora ogni giorno per fronteggiare questa situazione e contrastare l'immigrazione illegale di massa", ha esordito Meloni, ribadendo come tutto l'esecutivo sia impegnato in questo lavoro a ogni livello. La strategia del governo è molto chiara: l'Italia da sola non può fronteggiare un'emergenza di questa portata, quindi è fondamentale coinvolgere gli altri Stati europei e stringere "accordi con i Paesi africani per fermare le partenze dei barconi e distruggere la rete dei trafficanti di esseri umani".

Dal lato della politica interna, invece, vengono create "norme di buon senso per facilitare le espulsioni di chi non ha diritto a essere accolto". Le espulsioni e i rimpatri devono essere parte di quel reticolo strutturale che permette di offrire aiuti adeguati a chi realmente ha bisogno di protezione internazionale, perché l'Europa non si può fare carico di chiunque pretenda di varcare i suoi confini senza validi motivi. Non è un lavoro facile, come ha ammesso lo stesso premier, e nemmeno rapido, ma "può portare a risultati concreti, con pazienza e determinazione".

Tuttavia, il lavoro italiano viene pressoché annullato dagli Stati che remano contro, primo fra tutti la Germania, che finanzia le Ong private e opera "nella direzione diametralmente opposta". Ma è ancor più grave se il lavoro fatto dal governo viene ostacolato dai sabotatori interni. Il premier, nel suo messaggio, sottolinea che "perfino un pezzo di Italia fa tutto il possibile per favorire l'immigrazione illegale". E non si riferisce solamente alla "sinistra ideologizzata" e al "circuito che ha i propri ricchi interessi nell'accoglienza". Il suo riferimento è ovviamente alla sentenza di Catania, che ammette di averla lasciata "basita" per le "motivazioni incredibili" che hanno spinto il giudice alla liberazione.

Uno dei quattro, spiega Meloni, è "un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione" e il giudice ha unilateralmente definito "la Tunisia Paese non sicuro (compito che non spetta alla magistratura)". Quindi, la toga ha proseguito "scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto". Ovviamente, il premier evidenzia che questa non è la prima volta che ciò accade e non sarà l'ultima, "ma continueremo a fare quello che va fatto per difendere la legalità e i confini dello Stato italiano. Senza paura".

Per Salvini le notizie sull'orientamento politico del giudice Apostolico sono "gravi, ma purtroppo non sorprendenti". "Già nel 2019, quando ero al Viminale, ci scontrammo con giudici del Tar che cercavano di boicottare i Decreti sicurezza e che sposavano pubblicamente le tesi della sinistra. Il tutto senza dimenticare le rivelazioni di Luca Palamara e le intercettazioni contro il sottoscritto che 'va fermato anche se ha ragionè. La Lega chiederà conto del comportamento del giudice siciliano in Parlamento, perchè i tribunali sono sacri e non possono essere trasformati in sedi della sinistra". Così il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. "Io, venerdì, andrò all'udienza di Palermo dove rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso i confini e ridotto drasticamente sbarchi e tragedie in mare. Chi ha la coscienza pulita non si fa intimidire. Ed è con questo spirito che faremo la riforma della Giustizia, con separazione delle carriere e responsabilità civile dei magistrati che sbagliano".

Anche da Fratelli d'Italia è arrivata una richiesta di chiarimento sul giudice di Catania: "Con le ordinanze che non convalidano il trattenimento dei tunisini nelle procedure di frontiera, è evidente che si sia consumato un ulteriore caso di decisione politica e ideologizzata". Così Sara Kelany, deputato di FdI, che aggiunge: "È gravissimo il fatto che chi abbia giudicato il caso sia persona che abbia manifestato sui social, poi chiusi ad orologeria, convinzioni politiche contro Salvini e a favore delle politiche immigrazioniste delle Ong. Lo stesso giudice che afferma che il decreto immigrazione violerebbe la costituzione, così sconfessando lo stesso Presidente della Repubblica che lo ha controfirmato, giudica in evidente violazione dell'art. 111 Cost".

I deputati della Lega in commissione Giustizia Jacopo Morrone, Ingrid Bisa, Simonetta Matone, Davide Bellomo e Valeria Sudano spiegano in una nota: "Si può avere fiducia sul fatto che magistrati militanti, che non hanno il minimo scrupolo a mettersi in trincea contro il Governo, emettano decisioni super partes, equilibrate, rispettose delle leggi? Il dubbio

è sempre più incalzante e non appare vantaggioso per nessuno, tantomeno per la stragrande maggioranza dei magistrati che svolgono la loro attività in modo imparziale e autonomo da influenze politico-ideologiche".

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