"Rimpatrieremo i detenuti romeni e albanesi". Cosa vuol fare il governo

Il sottosegretario Delmastro annuncia: "Faremo partire una circolare perché possano essere tradotti nella galere dei Paesi di provenienza senza il previo consenso"

"Rimpatrieremo i detenuti romeni e albanesi". Cosa vuol fare il governo

La crisi che sta colpendo le carceri del nostro Paese merita di essere affrontata tempestivamente per evitare il collasso. Il governo è determinato nell'intervenire a stretto giro attraverso un progetto in grado di unire strutture, terzo settore e Stato. Nelle ultime ore Andrea Delmastro ha fatto notare che il sovraffollamento potrebbe essere risolvibile prendendo di petto anche il problema delle tossicodipendenze. Non solo: al vaglio c'è un'opzione per agire sui rimpatri dei detenuti stranieri dove vi è l'ostacolo del previo consenso.

Il piano del governo sulle carceri

Il sottosegretario alla Giustizia, parlando con i giornalisti al termine della visitata effettuata al carcere genovese di Marassi, ha posto l'attenzione sul fatto che grazie ai trattati bilaterali si può già procedere in questa direzione con Romania e Albania. "Faremo partire una circolare perché tutti i detenuti albanesi e romeni possano essere tradotti nella galere dei Paesi di provenienza senza il previo consenso", ha annunciato.

A tal proposito si sta lavorando anche con altri Paesi, sempre con l'intento di ottenere la possibilità del trasferimento del detenuto senza il previo consenso. Grazie alla sinergia con la Scuola superiore della magistratura si potrà avere "una formazione specifica". Inoltre Delmastro, in riferimento alla presenza dei 15mila detenuti stranieri nelle galere italiane che costano 137 euro al giorno, ha preso una posizione chiarissima: "In ogni caso hanno rotto il patto di cittadinanza e non devono più pesare sulle tasche dei contribuenti italiani".

L'ipotesi per i tossicodipendenti

Il sottosegretario alla Giustizia ha sottolineato la necessità di partorire un'alternativa al carcere per quanto riguarda lo stato di tossicodipendenza, considerando che le carceri italiane hanno circa il 30% di detenuti legati a reati di droga. Non a caso ha parlato di una "rivoluzione" che andrebbe impostata con il terzo settore: l'ipotesi sul tavolo è quella di far scontare la pena, ovviamente entro certi limiti, nelle comunità di cura chiuse e protette "per dare a tutti la possibilità di rieducarsi".

Dunque la soluzione alla questione sovraffollamento potrebbe consistere pure nello spostamento dei detenuti tossicodipendenti nelle strutture private a loro dedicate. La proposta di Delmastro nasce dall'urgenza di cambiare prospettiva e si basa su un principio da comprendere: la priorità assoluta è la disintossicazione.

"Per un tossicodipendente che ha commesso reati legati all'approvvigionamento economico per procurarsi la droga, il fine rieducativo della pena non sta nel fatto che conosca a memoria la Costituzione o abbia partecipato ad un ottimo corso di ceramica", ha annotato.

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