Pier Silvio stia lontano dalle rogne politiche

Pier Silvio stia lontano dalle rogne politiche
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Caro Direttore,
mi piacerebbe conoscere il suo parere sulla prossima discesa in campo di Pier Silvio Berlusconi, che mi sembra ormai inevitabile e, come sembra evidente dalle sue ultime dichiarazioni, fortemente voluta. Il berlusconismo è come l'araba fenice, risorge sempre prima o poi.
Grazie per l'attenzione e cordialissimi saluti.
Gianni Locatelli
Roma

Caro Gianni,
non c'è e non ci sarà nessuna discesa in campo, quantunque i giornali da mesi e mesi si spendano in questo tipo di ipotesi, previsioni e congetture. Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato di Mediaset e figlio del fondatore di Forza Italia, Silvio Berlusconi, è uomo troppo intelligente e saggio per scegliere di gettarsi nell'agone politico, in quella melma dove suo padre si è dibattuto e dove è stato combattuto. Memore dell'esperienza in questo caso non sua ma del babbo, Pier Silvio seguiterà a fare quello che fa e che compie molto bene e si terrà ben lontano da tutto quello che ruota intorno alla politica e che ne fa parte. Del resto, dove mai potrebbe prendere il tempo di occuparsi della cosa pubblica? Lasciamo che egli si occupi della cosa privata, cioè di Mediaset, e che il suo servizio pubblico consista anche in questo, nell'offrire ai telespettatori informazione, intrattenimento di qualità, approfondimenti, show, spettacolo. Mediaset continua a crescere e i risultati incassati da Pier Silvio sono straordinari. È certo che il Cavaliere ne sarebbe molto fiero. C'è chi eredita e distrugge. E c'è chi, come Pier Silvio, dopo avere ereditato, espande e accresce quello che ha ricevuto.

Nessuna dichiarazione fatta dal primogenito del leader azzurro mi induce a immaginare che coltivi l'intenzione insana di darsi alla politica, la quale gli interessa nella misura in cui a un imprenditore interessa che il governo del proprio Paese sia stabile ed efficace. Potrebbe essere un ottimo leader moderato, quest'uomo, ed egli stesso non nega che la politica eserciti in lui - buon sangue non mente - un certo fascino, ma sa bene che la politica ti risucchia, quando te ne occupi e la fai in prima persona, ossia quando sei candidato ed eletto, essa ti assorbe completamente, ti mangia, ti divora, ti cannibalizza. Chi viene eletto diventa del popolo. Un sacrificio gigantesco di cui Pier Silvio è ben consapevole. Io credo pure che il capo dell'ambaradan di Mediaset sia rimasto

in qualche maniera traumatizzato da quanto ha vissuto il papà, il quale è stato perseguitato dalla sinistra, che lo aveva sottovalutato, e perseguito dalla magistratura fino alla fine dei suoi giorni e anche oltre. Quindi, se pure lo sfiorasse il desiderio di cimentarsi, a distoglierlo subentrerebbe il timore di patire quello che ha patito il babbo.

E poi perché mai un imprenditore di successo dovrebbe ambire al mestiere del politico, che gli procurerebbe solamente rogne? Ormai si tratta di una occupazione alla quale aspirano esclusivamente i disoccupati o chi non sa fare nulla. Sono poche le persone che intraprendono questa strada perché mosse e ispirate da autentici ed elevati valori umani e sociali, civili e democratici.

E poi c'è il conflitto di interessi, argomento adoperato dagli avversari per contrastare il fondatore di Forza Italia, a cui veniva rimproverato dalla sinistra di essere più bravo degli altri e miliardario, perché in Italia essere ricchi è una colpa in quanto si ritiene che chi dispone di denaro lo abbia rubato a chi è povero.

Era questo di Berlusconi a infastidire, a suscitare invidia, rabbia, risentimento: il fatto che non fosse un poveraccio e che facesse politica non per mangiare, come tutti gli altri, ma per amore, nonostante le scocciature che la politica medesima gli ha procurato e comportato.

No, lo ribadisco, Pier Silvio non è a un passo dalla discesa negli inferi. Pardon, volevo dire dalla discesa in campo.

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