"La polizia in casa per una foto della finta Boldrini"

La disavventura del giornalista Antonio Mattia, indagato e perquisito dopo un post su Facebook. "Ma nessuno interviene per gli insulti alle esponenti del Pdl"

Roma - Nella retata della buoncostume per ripulire il web dalle foto offensive per Laura Boldrini, è finito di mezzo anche Casaleggio, l'ideologo a Cinque Stelle. La Digos non è arrivata fin dentro casa sua, ma nella redazione della testata gestita dalla sua Casaleggio Associati, cioè Cadoinpiedi.it, sì. Raggiunta dalla polizia, di notte, anche una blogger, Maria Melania Barone, addirittura per aver scritto che la foto era falsa. Ma il più inguaiato è Antonio Mattia, giornalista napoletano, indagato per diffamazione in tempi record, poche ore dopo aver condiviso una foto su Facebook, uno dei milioni di foto spernacchiamenti volgari di politici, specie donne, postati ogni giorno in Rete.

In aggiunta Michele Serra su Repubblica le dà del mascalzone.
«Lo stesso Serra che ha lavorato per la Fao nel 2000, guardacaso mentre la Boldrini si occupava di comunicazione video e radio per la Fao? È una difesa di parte, a Napoli lo chiamerebbero l'ommo 'e conseguenza, il Mammasantissima che difende la donna a prescindere. Dove erano questi falsi perbenisti quando il linciaggio mediatico si accaniva contro la Carfagna, la Gelmini, la Mussolini, la Santanchè? Serra mi insulta ma io non querelo mai, sono per la libertà di critica».

Stia attento, lei è indagato e attenzionato dalla Digos di Latina per la foto di una falsa Boldrini nuda messa sul suo Facebook.
«Una storia assurda, mi hanno chiamato i miei figli domenica sera, terrorizzati, io ero a Sperlonga. “Papà vieni, c'è la polizia in casa”. Ho pensato: oddio che avrò fatto mai?».

Un fotomontaggio gravemente offensivo e maschilista contro la presidente Boldrini.
«Macché fotomontaggio, ho solo condiviso una foto che girava su internet! Il mio errore è esserci cascato, aver creduto che fosse lei. Ma c'è una bella differenza tra un fotomontaggio pornografico e un nudo di donna falsamente attribuito alla Boldrini. Era una boutade, uno scherzo! La cosa aberrante è che arrivi una pattuglia della polizia a casa per una sciocchezza del genere!».

Lei non comprende l'umiliazione di una donna rappresentata così su internet.
«Guardi, ho fatto una piccola ricerca, provi a digitare su Google un nome di deputata o ex ministro Pdl e poi un insulto: veda quanti risultati vengono fuori. C'è una pagina Facebook su una ex ministra con volgarità e violenze allucinanti, cose che - in confronto - la mia è da asilo. Nessuno ha mai perquisito gli amministratori di quei siti? Come mai? Che Paese è questo? Bisogna scappare via dall'Italia?».

È vero che lei ha denunciato la polizia per violazione della privacy?
«Altra balla. Io rispetto la polizia che ha fatto il suo dovere. Quando sono rientrato a casa, dopo una corsa in auto, ho trovato il commissario Spirito di Fondi, che conosco perché facendo il giornalista gli chiedo sempre le interviste sull'infiltrazione camorristica. Quando mi ha visto mi ha stretto la mano, “Mi devi dare la carta d'identità”, quasi si scusava...

Lei lavora in un giornale di destra (IlPopoloitaliano.net)?
«È un reato? Sono stato nel Msi, ora sono simpatizzante della Destra di Storace.

Mi viene il sospetto che anche questa mia appartenenza politica abbia pesato in questa storia. Il pm che ha firmato l'ordinanza di sequestro è Luca Palamara, ex Anm, notoriamente antiberlusconiano. Serra, su Repubblica, che fa la difesa d'ufficio della Boldrini. Vedo tutto un apparato che si è messo in moto...».

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