Strana storia quella del ministro Idem. Convinta di interpretare alla lettera lo spirito del suo ministero delle Pari opportunità pensa che la chiave per tenersi il suo futuro sia, appunto, avere pari opportunità. Le sue. Così, oltre, alla vicenda della casa-palestra, si scoprono molte cose. Una l'abbiamo raccontata ieri ed è quella dell'esposto all'ordine dei giornalisti contro il Giornale per un nostro titolo su una vicenda di cronaca nera e giudiziaria.
Come a dire: io vi critico, ma guai a criticare me. Oppure, ancor più chiaro: voi sbagliate, mentre per me sbagliano gli altri. Il solito refrain delle scorrettezze a sua insaputa, già visto e già altrove ma che adesso dilaga e trova nel caso Idem, il suo punto massimo.
Idem, in realtà non è nuova a polemiche pro domo sua.
L'etnia e la nazionalità sono un'arma che usa come vuole e quando vuole. Italiana sui podi delle Olimpiadi (e per questo la ringraziamo tutti, visto quello che è riuscita a ottenere nel suo sport), ma pronta a dirsi tedesca se le cose non funzionavano. Qualcuno forse ricorderà, nel 2002, ebbe un duro scontro con la federazione canoa-kayak, da cui diceva di «essere fortemente ostacolata».
«Se smetto è per colpa loro, certo non mia», disse. «Io vorrei arrivare fino ad Atene 2004, ma ci sono momenti in cui penso chi me lo fa fare...». E poi la chicca finale: «Non so perché non sono tutelata, forse perché sono tedesca o sto loro antipatica?». Ma come? Lei che adesso considera tutti uguali, lei che si batte per lo ius soli, lei che non vede differenze di etnia, razza, pelle tanto che si prende il disturbo di fare gli esposti all'Ordine dei giornalisti per una presunta discriminazione razziale, ecco lei che ora fa tutto questo quando si sentiva vittima di qualche torto usava la scusa della nazionalità, quindi della diversità. È il solito ritornello dei due pesi e delle due misure: esiste un principio buono per tutti, tranne che per me. Che dall'altra parte significa: esiste un problema che diventa tale soltanto se tocca me.
Qui la storia di una grande atleta che a un certo punto decide di avventurarsi nella politica cade su atteggiamenti dei quali quando sei un campione a nessuno importa, ma se diventi un rappresentante pubblico cominciano a essere notati. La Idem ci casca, senza riuscire a tirarsi fuori per il semplice motivo che pensa di essere diversa. No, è uguale a tutti gli altri. E con la sua doppia morale lo sta dimostrando di giorno in giorno. Volete l'ultima dimostrazione? E' di poche settimane fa, quando ha dato un'intervista a Vanity Fair: «Sono favorevole ai matrimoni omosessuali ma non chiederei mai a un mio collega di sacrificare le entrate della sua carriera da sportivo, per fare questa lotta alla Don Chisciotte.
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