Premierato, la sinistra grida al golpe

La riforma vista come deriva autoritaria. Dimenticando che sceglierà il popolo

Premierato, la sinistra grida al golpe
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La sinistra è nel panico. Gli elettori (finalmente) sceglieranno il capo del governo. Il verde Angelo Bonelli è una furia: «Ci opporremo». È la democrazia, bellezza. Ma Schlein e Fratoianni «gridano» al golpe. Sarebbe il primo tentativo di colpo di Stato ordito dai cittadini. Il Pd si ribella e arruola anche l'Anpi. Come in ogni resistenza degna di questo nome.

Gli appelli si sprecano. Il Nazareno schiera il plotone di esecuzione, formato dai soliti tromboni-costituzionalisti. Repubblica si intesta la battaglia contro la «pericolosa deriva democratica», voluta dalla maggioranza di centrodestra con una riforma costituzionale che introduce il premierato. Il titolo di apertura di ieri è eloquente: «Le mani sulla Repubblica», scrive il quotidiano diretto da Maurizio Molinari. Le mani di chi? Degli italiani. Pericolo. Allarme nero. È lo stesso quotidiano a insinuare un altro dubbio: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarebbe infuriato per una riforma che affiderebbe agli italiani il potere di eleggersi il premier. Eppure, interpellando fonti di maggioranza -«non ci sarebbe alcuna frizione tra Palazzo Chigi e Quirinale».

La riforma sarà semplice, snella e con pochi articoli. Il capogruppo Fi in commissione Affari Costituzionali della Camera, Paolo Emilio Russo, sintetizza la linea Casellati: «Avviciniamo elettori ed eletti, offriamo ai cittadini chiarezza e stabilità senza toccare le prerogative del capo dello Stato. Rispetto ai precedenti, questo progetto si distingue per un approccio gentile. La proposta sarà oggetto di un nuovo confronto in Parlamento. Sono dunque totalmente ingiustificate le reazioni di sorpresa e le critiche preventive, che si dimostrano oggi, in assenza di un testo depositato, per quello che sono: pregiudizievoli».

Due le novità assolute che fanno impazzire la sinistra: il presidente del Consiglio sarà eletto dai cittadini e la maggioranza politica, uscita dalle urne, non potrà essere modificata con manovre di Palazzo (norma anti-ribaltone). Sono due passaggi importanti, che terrorizzano il Pd, abituato ai giochetti di Palazzo, governi tecnici e operazioni di spregiudicato trasformismo politico. Stesso discorso vale per il M5s. Conte è il testimone vivente del premier capace di governare sia con la destra che con la sinistra nel giro di due anni. Con la riforma Casellati, Conte 1, Conte 2 e Responsabili non sarebbero mai nati. Il più estremo di tutti è Riccardo Magi (Più Europa): «Con il premierato l'Italia si avvicina all'Ungheria». Il radicale Magi dovrebbe sapere che l'Ungheria è un paese democratico, che fa parte dell'Ue, e che nella riforma non c'è alcuna cancellazione degli spazi di democrazia.

Quando si parla di dittature e resistenze, ecco che spunta immancabile l'Anpi: «Questo premierato distrugge le basi costituzionali dell'intera impalcatura delle istituzioni democratiche», attacca Gianfranco Pagliarulo.

Contro la battaglia della sinistra remano due fatti. Due padri nobili dell'Ulivo, come Letta e Prodi, negli anni 2000 si erano espressi in favore del presidenzialismo. E poi basterebbe chiedere ai sindaci Pd, da Sala a Gualtieri, se si sentono dei «dittatori».

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