
Gli italiani rivendicano il diritto di priorità e di libertà educativa della famiglia per quanto riguarda la sfera sessuale e affettiva dei propri figli. Lo rivela una ricerca condotta dall'istituto Noto Sondaggi e presentata oggi presso l’Hotel Nazionale di Roma durante il convegno "Gender: tempo scaduto-Appello al Governo, organizzato da Pro Vita & Famiglia per chiedere l’approvazione di una legge che tuteli la libertà educativa della famiglia. L'onlus cattolica supporterà tale richiesta attraverso la campagna di mobilitazione nazionale “Mio Figlio No” e non esclude di organizzare una manifestazione di famiglie davanti al Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Secondo il sondaggio effettuato dall'istituto di Antonio Noto, infatti, l'83% degli intervistati chiede che le famiglie vengano informate
preventivamente, nel dettaglio, sui progetti riguardanti la sessualità e l'affettività. Il 76%, poi, ritiene che l’educazione sessuale e affettiva sia responsabilità primaria dei genitori, e non della scuola. Questa percentuale sale all’87% tra gli over 55. Il 55% degli intervistati è fermamente contrario all’imposizione di contenuti educativi sulla sessualità contro la volontà dei genitori e soltanto il 32% considera tutto questo accettabile. Secondo il 62% è i genitori hanno diritto di scegliere se far partecipare o meno i propri figli a corsi di educazione sessuo-affettiva nelle scuole. Il 50% degli intervistati si oppone al fatto che degli attivisti Lgbt possano parlare ai propri figli di temi come l'orientamento sessuale e l'identità di genere, mentre solo il 35% è favorevole e un altro 15% non si esprime. Tra gli elettori di Fratelli d'Italia e di Forza Italia, in entrambi i casi, tale cifra sale al 78%. La metà esatta degli italiani (il 50%) ritiene che il Ministero dell'Istruzione debba attuare un controllo più rigido per impedire la diffusione dell'ideologia gender nei testi scolastici, a fronte di un 35% che invece sarebbe contrario ad azioni di questo tipo. Anche in questo caso la percentuale sale tra gli elettori dei partiti di centrodestra: 65% per FdI e Lega, 75% per Forza Italia. L’opposizione alla propaganda gender nelle scuole raggiunge percentuali bulgare gli elettori dei partiti di maggioranza: il 78% degli elettori di Fratelli d’Italia, il 75% di quelli della Lega
e il 70% di quelli di Forza Italia si dichiarano contrari. L’opposizione alla carriera alias, invece, è condivisa dal 74% degli elettori meloniani, dal 59% di coloro che votano per il Carroccio e dal 45% di quelli di Forza Italia.
Pro Vita & Famiglia onlus avanza, quindi, una serie di proposte fondamentali che siano alla base di una legge sulla libertà educativa della famiglia e contro la propaganda politica Lgbtqia+ nelle scuole. In primo luogo si chiede di proibire iniziative sulla fluidità di genere e di garantire alle famiglie il diritto al consenso informato sul programma scolastico riguardante la sessualità e l’affettività. Inoltte, i genitori devono poter esonerare i propri figli "da corsi o attività che non rispettano i loro principi educativi". Pro Vita & Famiglia onlus chiede che gli attivisti dei movimenti Lgbt non possano parlare entrare nelle scuole per affrontare trattare temi di identità di genere e orientamento sessuale. Si richiede, inoltre, di evitare che alcuni contenuti educativi "non si trasformino in propaganda". Infine, si prevede l'abolizione della carriera alias nelle scuole, ossia che le istituzioni scolastiche non possano riconoscere l'identità di genere auto-percepite, ma che prevalga il dato biologico.
"Pro Vita & Famiglia lancia una mobilitazione nazionale per chiedere al Governo, al Ministro Valditara e ai leader del centrodestra di mantenere le promesse fatte agli italiani: tutelare la libertà educativa e fermare l’indottrinamento gender nelle scuole", dice Jacopo Coghe, portavoce della Onlus, che si dice convinto di poter dare voce alle famiglie attraverso la campagna Mio Figlio No. "Chiederemo una legge che garantisca la libertà educativa e impedisca la propaganda ideologica in classe. Con affissioni, campagne visive e una grande petizione popolare, renderemo visibile un dissenso sempre più forte, diffondendo testimonianze di genitori e studenti", ha aggiunto Coghe.
Che, poi, ha aggiunto: "Se continueremo a essere ignorati, come avvenuto finora, siamo pronti a portare le famiglie davanti al Ministero dell’Istruzione per chiedere risposte e provvedimenti concreti. Il silenzio e l’inazione non sono più accettabili: il governo ha il dovere di agire subito e rispettare gli impegni presi con i cittadini".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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