Processo Abu Omar, scontro totale tra Monti e le toghe di Milano

Il provvedimento di Monti applica ancora più ampiamente che in passato il segreto sull'attività degli appartenenti al Sismi

Processo Abu Omar, scontro totale tra Monti e le toghe di Milano

E adesso è scontro frontale tra il governo Monti e la magistratura milanese intorno al processo Abu Omar. Di fronte alla decisione della Corte d'appello di acquisire agli atti del processo una serie di documenti sul rapimento dell'imam estremista nonostante il segreto imposto dai governi di Romano Prodi e Silvio Berlusconi, il governo di Mario Monti ha ordinato alla nostra intelligence di tornare a coprire col segreto l'attività degli appartenenti al Sismi sotto processo a Milano. È un provvedimento che applica ancora piú ampiamente che in passato il segreto a questa vicenda. Per la prima volta, infatti, il Dis - l'organismo di coordinamento dei servizi segreti, alle dirette dipendenze di Palazzo Chigi - scrive in una lettera resa nota oggi che gli agenti del Sismi hanno agito a fini istituzionali nell'ambito del contrasto al terrorismo islamico. E la loro attività non può dunque essere resa nota. Se a questo punto i giudici milanesi decidessero di acquisire ugualmente gli atti segretati, si esporrebbero a una denuncia penale per concorso in violazione del segreto di Stato, un reato da Corte d'assise. Il Dis ovviamente non scrive quali siano state in concreto le attività svolte dai nostri 007. Ma stamattina, davanti alla corte d'appello, sia l'ex capo del Sismi Niccolò Pollari che il suo ex vice, il capo del controspionaggio Marco Mancini, sono intervenuti davanti ai giudici per tornare a rivendicare la propria estraneità dalle accuse: a negare, cioè, di avere aiutato gli agenti della Cia a organizzare il sequestro di Abu Omar, prelevato poi a Milano dagli agenti americani nel febbraio 2003 e consegnato al governo egiziano, nell'ambito del piano planetario di "renditions" varato dal governo Bush dopo l'11 settembre e confermato dal governo di Barack Obama.

Pollari, in particolare, ha sostenuto di avere a sua disposizione ben ottantotto documenti - comprese registrazioni audio e video - che dimostrerebbero la sua innocenza, ma di non poterlo produrre pubblicamente per effetto del segreto di Stato deciso "da tre successivi governi a salvaguardia della salus rei publicae".

Sia a Pollari che a Mancini che ai loro coimputati, infatti, il capo dell'Aise (l'agenzia che ha preso il posto del vecchio Sismi) Adriano Santini ha inviato l'1 febbraio scorso, dopo che la Corte d'appello aveva deciso di acquisire i documenti, una lettera in cui tra l'altro si scrive: "Il Dipartimento informazioni per la Sicurezza ha segnalato la necessità di comunicare alla S.V. che le attività del personale del Sismi risultanti dagli atti ammessi nel procedimento con l'ordinanza innanzi citata sono da ritenersi coperte dal segreto di Stato, anche in quanto inquadrabili nel contesto delle attività istituzionali del Servizio di contrasto al terrorismo internazionale di matrice islamica". Il Dis é diretto dall'ambasciatore Giampiero Massolo, che risponde direttamente al premier Mario Monti e al sottosegretario delegato ai "servizi"' il prefetto Gianni De Gennaro. E la difesa di Pollari ha chiesto nuovamente alla Corte d'appello che venga convocato in aula come testimone il presidente Monti perché riferisca il contenuto dell'inchiesta interna ai servizi che lo ha portato a applicare sulla vicenda il segreto di Stato. La Corte di Cassazione , quando in ottobre annullò i proscioglimenti degli 007 italiani scrisse che se gli uomini del Sismi avevano dato una mano ai colleghi della Cia lo avevano fatto a titolo individuale e non come attività di servizio, e quindi non potevano essere "salvati" col segreto di Stato. Con la lettera di oggi i nuovi vertici dei servizi dicono invece che qualunque cosa abbiano fatta, l'hanno fatta per motivi istituzionali e per lottare contro Al Qaeda.

Nel frattempo un folto gruppo di agenti americani, la cui colpevolezza risultava comunque dimostrata, sono

stati condannati con sentenza definitiva ma il governo Monti ha inviato agli Usa la richiesta di estradizione per uno solo di loro, l'ex capocentro della Cia a Milano Bob Lady. Richiesta che naturalmente non verrà accolta.

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