Processo Parmalat-Ciappazzi: la Corte d'appello conferma le condanne di Geronzi e Arpe

5 anni in appello a Geronzi e 3 anni e 7 mesi ad Arpe per la vicenda della vendita delle acque minerali Ciappazzi, filone nato dall’inchiesta sul crac Parmalat

Cesare Geronzi a Roma
Cesare Geronzi a Roma

I giudici della Corte d’Appello di Bologna hanno confermato le condanne inflitte in primo grado all’ex presidente di Banca di Roma-Capitalia Cesare Geronzi e l’allora dg di Capitalia Matteo Arpe per la vicenda della vendita delle acque minerali Ciappazzi, filone nato dall’inchiesta sul crac Parmalat.

Il 29 novembre 2011 Geronzi era stato condannato dal tribunale di Parma a cinque anni per bancarotta e usura. Per Arpe, ai tempi dei reati contestati dg di Capitalia, c’era stata una condanna per bancarotta a tre anni e sette mesi. Confermate, come chiesto dal procuratore generale Umberto Palma, anche le condanne per gli altri sei imputati.

"Si tratta di una sentenza che ci ha davvero sorpresi, in quanto è stata confermata una pronuncia di condanna, nonostante sia stata dimostrata non soltanto la totale assenza di prove a carico di Arpe, ma la presenza di numerosissime prove a discarico di quest’ultimo", hanno commentato Sergio Spagnolo e Mauro Carelli, legali di Matteo Arpe nel processo Ciappazzi davanti alla Corte d’Appello di Bologna. "Siamo certi - hanno poi concluso - che la Corte di Cassazione non potrà che accogliere il ricorso che presenteremo all’esito del deposito delle motivazioni da parte della Corte d’Appello di Bologna".

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