Un parziale mea culpa. Dopo aver negato di aver tirato i capelli all'inviata di "Quarta Repubblica" Lavinia Orefici e aver persino parlato di "gesto di affetto", Romano Prodi ha fatto un mezzo passo indietro. Non sono arrivate delle scuse nette, ferme. Anzi a dire il vero la parola "scusa" non c'è nella nota diramata pochi minuti fa. Ma l'ex premier inizia a cedere, perchè ha finalmente deciso di non negare più la realtà. Anche perchè il video mandato in onda ieri da "Di Martedì" non lascia grandi margini di interpretazione, con buona pace dei più coriacei difensori del Professore. Il ragionamento è il seguente, ho sbagliato ma non accetto la strumentalizzazione.
"Ritengo sia arrivato il momento di chiarire alcune cose rispetto a quanto accaduto Sabato, 22 marzo, a margine della presentazione del mio ultimo libro" l'esordio del guru del Pd nel comunicato: "Il gesto che ho compiuto appartiene ad una mia gestualità familiare. Mi sono reso conto, vedendo le riprese, di aver trasportato quasi meccanicamente quel gesto in un ambito diverso. Ho commesso un errore e di questo mi dispiaccio. Ma è evidente dalle immagini e dall'audio che non ho mai inteso aggredire, né tanto meno intimidire la giornalista". Ribadiamo: no, la parola "scusa" non compare.
Ma non è tutto, perchè Prodi ha rilanciato. L'ex premier ha spiegato di ritenere "un diritto di ciascuno, non importa affatto quale ruolo abbia ricoperto nella vita, rivendicare la propria storia e la propria onorabilità e non accettare, come un destino inevitabile, la strumentalizzazione e persino la derisione dilaganti, anche grazie alla potenza della Rete. Come se un'intera vita non contasse, come se il futuro non esistesse". Insomma, niente scuse alla giornalista ma la filippica sulle presunte strumentalizzazioni e derisioni sul suo conto non è mancata.
Immediate le prime reazioni. Dal centrodestra è tranchant l'analisi del vicesegretario della Lega Andrea Crippa: "Nessuna scusa, non una parola sui modi sgarbati con cui ha maltrattato la giornalista. Da Prodi una pezza peggiore del buco: si vergogni". In giornata alcuni big della maggioranza avevano incalzato l'ex presidente del Consiglio. Perentorio Matteo Salvini: "Ah, e il 'patriarcato'? Che cosa dicono le anime belle della sinistra, quelli 'buoni e giusti' sempre col ditino alzato? Come al solito taceranno. Vergogna”.
Sulla stessa lunghezza d'onda la ministra del Turismo Daniela Santanchè: "Il Var conferma: una parolaccia di destra indigna più di una tirata di capelli a una donna. Così la libertà di stampa di sinistra assolve Prodi ma condanna Donzelli".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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