«Non ho mica solo la maglia di Berlusconi. Ho anche quelle di Scarface, Che Guevara, Fabri Fibra, Ligabue. Le indosso anche a scuola e mai nessuno mi ha rimproverato. Ma solo per quella lì è successo il finimondo».
Parla il sedicenne P. cacciato dalla classe dell'Istituto tecnico «Buonarroti» di Caserta per aver indossato la t-shirt del Cavaliere. La prof d'inglese secondo la ricostruzione dei genitori nella denuncia presentata ai carabinieri lo ha costretto a infilarla al contrario, dopo averlo insultato davanti ai compagni. «Ma io, al termine della lezione, l'ho rimessa di nuovo nel verso corretto. E nessuno degli altri insegnanti ha avuto nulla da ridire».
Come mai quella mattina hai indossato quella t-shirt?
«Non era mica la prima volta che la mettevo, eh?! Sono un tifoso milanista e quel giorno faceva pure caldo. Ho scelto di andare a maniche corte a scuola, non penso fosse vietato».
Vietato no, ma c'è chi ha detto che si è trattato di un gesto di sfida, che hai fatto politica a scuola. Alcuni, addirittura, hanno pure espresso solidarietà all'insegnante.
«Politica, io? A sedici anni, onestamente, penso ad altro. Non volevo e non voglio fare politica. Sono un tesserato Aspi, faccio l'animatore di parrocchia. Non bevo, non fumo. Non ho il motorino. I miei interessi sono di tutt'altra natura. E, comunque, se c'è qualcuno che fa politica a scuola quello non sono io».
Perché, chi la fa?
«La professoressa che mi ha fatto spogliare nel corridoio nella mia classe affronta spesso temi politici. E li affronta in maniera molto, molto esplicita».
In che modo?
«Ricordo che una volta stavamo discutendo della crisi della politica dei nostri giorni e lei molto chiaramente ripeteva: Guardate dove stiamo finendo, dobbiamo votare Grillo... dobbiamo votare Grillo...».
Sarà stata una battuta...
«Guardi, eravamo tutti in classe. Lo hanno sentito tutti. E in un'altra occasione ricordo perfettamente che si parlava dell'Europa e la prof ha detto: Con che coraggio ci facciamo rappresentare da Berlusconi in Europa?...».
I rapporti con la prof poi sono cambiati?
«Dopo quell'episodio, quando mi ha invitato a togliermi la maglietta e metterla al contrario dicendomi ti dovresti impiccare tu e Berlusconi, ti ucciderei a te e pure a lui l'ho rivista altre due volte. Per lei è come se non fosse successo niente».
E per te?
«Non voglio fare la vittima ma mi sento un corpo estraneo in quella scuola. Voglio cambiare istituto. Anche alcuni professori mi sembrano pure più distanti nei miei confronti, ma spero di sbagliarmi. I miei compagni mi aiutano, mi stanno vicino. Ma per me non è affatto facile vivere questo momento anche perché lei è una insegnante e io un alunno».
Torneresti in classe con la maglietta incriminata?
«Se questi sono i risultati proprio non lo so. Mi sembra tutto così assurdo. La mia non è stata una provocazione, la maglietta era ironica, scherzosa. L'ho comprata con mio padre a Caserta, un anno e mezzo fa. E poi Silvio Berlusconi è il presidente della mia squadra del cuore, il Milan. Non c'è nulla di cui debba pentirmi. Ma scusate: io ho compagni di classe che indossano la maglia di Che Guevara o con scritte politiche cosiddette di sinistra e per loro va bene.
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