Roma - E perché no, magari il Partito della Nazione nascerà proprio a Nemi. Castelli romani, aria fresca, fettuccine e porchetta, un paesino pittoresco, famoso soprattutto per il lago dove si affaccia la residenza estiva del Papa e per le fragoline di bosco. Lì, Alberto Bertucci è stato eletto sindaco con una lista civica post-dc. Forse, insieme a quella di Cuneo, è l’unica vittoria dei centristi in questa tornata elettorale.
Il voto per i comuni riconsegna dunque un Terzo Polo ammaccato, sotto choc, incapace di assorbire la forte flessione del Pdl e di sfruttare la grande visibilità conquistata da Pier Ferdinando Casini, Lord Protettore dell’esecutivo del Prof e co-azionista di maggioranza dell’acronimo politico ABC. Se il futuro Partito della Nazione, ci si chiede, non riesce a imporsi nemmeno ora che i pidiellini sono in difficoltà, quando mai potrà riuscirci?
Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc, ammette il flop. «In queste elezioni paga un prezzo altissimo chi sostiene il governo Monti». Però, dice, non c’è alternativa, «dobbiamo continuare a sostenerlo». Ma Cesa spera comunque in una svolta. «Non bisogna dimenticare com’era la situazione dell’economia italiana solo cinque mesi fa. Adesso ci auguriamo che si passi alla fase due. E ci auguriamo che, finite la campagna e le fibrillazioni elettorali, da domani si torni alla normalità per ricominciare a lavorare per risolvere i problemi del Paese, solo così si può uscire da questa fase di estrema difficoltà».
Il segretario se la prende anche con l’assenteismo e i grillini, «segnali da non sottovalutare», e riesce a vedere un bicchiere mezzo pieno: «La lezione del voto? Emergono i dati di un Pdl che resiste poco e di una Lega che fa altrettanto. Noi in questa tornata abbiamo costruito alcune coalizioni e i primi segnali ci incoraggiano a proseguire nel programma di costruire una forza moderata che metta insieme laici e cattolici. Vogliamo dare vita a un nuovo soggetto politico che metta al centro le rappresentanze del Paese vero per dare una risposta all’antipolitica».
Insomma per l’Udc, nonostante l’insuccesso, «il progetto va avanti». Eppure anche il suo principale alleato, il Fli, è rassegnato e parla di un cataclisma. «Mi sembra che ci sia stato un profondo cambiamento - dice Italo Bocchino - la politica italiana è stata travolta da uno tsunami. Vincono l’astensionismo, le liste civiche, l’antipolitica. Il Pdl ha subito un tracollo». E il Terzo Polo? A Cuneo l’Udc Federico Borgna conduce la corsa con il 34 per cento. Per il resto l’unica discreta notizia, oltre che da Nemi, arriva da Genova, dove Enrico Musso la spunta sul candidato di Cinque Stelle e spera di arrivare al ballottaggio contro Marco Doria. «Sì, a Genova abbiamo avuto un buon risultato - commenta Bocchino - altrove il Terzo Polo non l’abbiamo sperimentato ma i singoli partiti hanno incrementato i loro consensi».
Dunque il Pdn, come piattaforma del futuro, è ancora in laboratorio. Spiega Massimo D’Alema: «Il Terzo Polo paga un prezzo alto al fatto di non scegliere. In Italia il bipolarismo è entrato nella coscienza delle persone e chi sta in mezzo, che tiene posizioni incerte, non viene premiato». Infierisce Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati del Pdl: «Il Terzo Polo si conferma per quello che già si sapeva. Potere di interdizione elevato, capacità di vittoria nulle».
Casini insomma non sfonda, non «fa la differenza», non riesce a inseguire quella che Beppe Fioroni con ottimismo chiama «una prateria sconfinata di voti moderati in libera uscita». Altro che alternativa al Cav, «gli italiani che non votano più Pdl rischiano di restare a casa o di frammentarsi».
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