Prima la lunga scossa ondulatoria sulla giunta Vendola, che colpisce il vice del governatore, Frisullo, e l’assessore Tedesco. Poi l’epicentro si sposta sul comune e su Emiliano e i suoi rapporti con i costruttori. Adesso è ancora la regione del «poeta» Nichi a tremare. Curioso l’effetto collaterale della cosiddetta «primavera pugliese», il sedicente «nuovo corso» segnato da Vendola alla Regione e da Emiliano a Bari: una terra a basso rischio sismico diventa esposta a continui terremoti giudiziari.
VENDOLA, ANCORA GUAI
L’ultima inchiesta nasce nella procura di Foggia, e punta dritta alla regione Puglia. Coinvolge tra gli altri Dino Marino, consigliere regionale del Pd e presidente della commissione Sanità. Uomo potentissimo dei democratici locali, nel ramo che più problemi ha creato agli uomini di Bersani in Puglia, il business intorno alle Asl. Ma l’inchiesta riguarda anche esponenti politici locali – sarebbero quattro - vicini allo stesso Vendola. Al centro di tutto, un sistema di fondi neri finanziato con percentuali sulle fatture rimborsate dalle Asl a una serie di cooperative convenzionate con il servizio 118 nel Foggiano. Percentuali variabili, a seconda che le fatture fossero vere o false, ossia emesse – e pagate - per prestazioni mai effettuate, nel qual caso la quota in «nero» era ovviamente maggiore.
IN VACANZA COL POLITICO
Il reato ipotizzato è associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, falso, truffa al Ssn. L’inchiesta è nata con una serie di arresti legati a forniture ospedaliere. Nel pc di uno degli imprenditori arrestati, gli investigatori avrebbero trovato tra l’altro fotografie dell’uomo in vacanza in una località esotica, immagini che lo ritrarrebbero in compagnia proprio del consigliere Pd Marino. Di fronte alle indiscrezioni di un suo coinvolgimento il consigliere foggiano fa sapere che «nulla, a oggi, mi è stato notificato dalla magistratura».
TOH, TEDESCO E FRISULLO
Intanto nuove magagne per la sanità pugliese arrivano anche dalla procura di Bari, le cui inchieste su Giampaolo Tarantini e l’ex vicepresidente della regione Sandro Frisullo e sull’ex assessore alla sanità Alberto Tedesco, negli ultimi anni, avevano duramente colpito la prima giunta di Nichi Vendola. Ora sembra riprendere vigore il filone degli accreditamenti delle cliniche private, che vede indagato proprio il senatore e altre decine di persone, e che coinvolgerebbe, anche qui, esponenti politici della maggioranza. Il fascicolo era stato aperto dal pm Lorenzo Nicastro, che nel frattempo ha abbandonato la toga per la politica ed è sbarcato proprio in Regione, accolto da Vendola come assessore alla Qualità dell’ambiente. L’ipotesi era che alcune strutture sanitarie private avessero ottenuto l’accreditamento da parte della giunta regionale pur non avendo i requisiti previsti dalla normativa, grazie ai «buoni uffici», illeciti, di esponenti politici, come l’ex responsabile della Sanità. Il fascicolo sembrava essere ormai dormiente: la prima clinica finita nel mirino, la Kentron di Putignano, si era infatti vista restituire l’accreditamento dopo che la giunta l’aveva revocato in piena inchiesta in seguito a un’ispezione dei Nas. Ma l’indagine, assegnata ai pm Quercia e Bretone, è ripartita con nuove attività, e la nuova informativa della Gdf è già stata spedita in procura.
I COMPLIMENTI DI VENDOLA
Nell’inchiesta battezzata da Nicastro, ora salta fuori persino Vendola, che comunque non è indagato. Il governatore pugliese è finito intercettato proprio per la Kentron il 27 novembre 2007, quando la clinica di Putignano ricevette il placet della giunta, quello poi revocato. A «coinvolgere» Nichi è il suo ex vice Frisullo, che passa al telefono il proprietario della struttura al presidente, e quest’ultimo si complimenta per l’accreditamento ottenuto.
EMILIANO E PUNTA PEROTTI «BIS»
Tra le intercettazioni dell’inchiesta sugli appalti tra i Degennaro e il comune di Bari, c’è uno sfogo del novembre 2006 di Vito Nitti, dirigente dei lavori pubblici del municipio. Nitti racconta di essere «stato avvicinato da qualcuno dell’opposizione, aggiungendo che ormai si tenta di politicizzare l’accaduto. Dice di alcuni progetti che non potevano essere approvati a seguito di varianti che non andavano fatte, dice che la zona di cui parli sarà una seconda Punta Perotti (il palazzo costruito dai Matarrese e fatto abbattere da Emiliano), lui si trova in una situazione che non sa come uscirne e cosa fare».
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