“Mi sembra in aperta violazione delle norme di diritto internazionale e di diritto europeo”. Così la segretaria del Pd, Elly Schlein, ospite a Radio Capital, ha bocciato l’intesa sui migranti che l’Italia ha stretto con l’Albania.
Le critiche dell’opposizione sono state talmente aspre che il Paese balcanico è stato paragonato a “Guantanamo”, il carcere di massima sicurezza che gli americani hanno costruito la base navale situata sull’omonima baia, sull’isola di Cuba. Una struttura costruita nei primi anni 2000 per tenere rinchiusi i terroristi e i prigionieri catturati durante le guerre al terrorismo che, nonostante i proclami, non è stato chiuso definitivamente né da Obama né da Biden. Il paragone tra Guantanamo e l’Albania fatto dal centrosinistra italiano appare oltretutto alquanto bizzarro dal momento che a Tirana è governata da dieci anni da un primo ministro socialista, Edi Rama. La sinistra italiana critica quella albanese e la accusa di volersi comportare (male) proprio come la sinistra americana a Guantanamo. Taffazismo al cubo. Ma non solo. Criticare la Meloni proprio sui migranti per l’accordo con l’Albania è davvero paradossale. L’unica volta che l’Italia ha attuato il “blocco navale” è stato nel 1997 con Romano Prodi a Palazzo Chigi, l’ex comunista Giorgio Napolitano agli Interni e l’ex democristiano Beniamino Andreatta alla Difesa per difendere i confini italiani dagli sbarchi dei migranti albanesi che fuggivano da una terribile crisi economica.
Il governo Prodi decise, dunque, di accogliere chi aveva una reale necessità, ma di respingere tutti gli altri albanesi. Il 25 marzo 1997 venne ufficialmente firmato un accordo con l’Albania per contenere il traffico di profughi irregolari. Il patto, ufficialmente, riguardava un “efficace pattugliamento” delle coste dell’Adriatico, ma nei fatti si trattava di un vero e proprio “blocco navale” che venne criticato apertamente dall’Onu. Pochi giorni dopo l’entrata in vigore degli accordi, il 28 marzo 1997, accadde l’irreparabile. Una motovedetta albanese carica di donne e bambini, la Katër i Radës, fu speronata nel canale d’Otranto dalla Sibilla da una corvetta della Marina militare italiana e, in pochi minuti, morirono 81 persone. Di quella tragedia restano memorabili soprattutto le lacrime di Silvio Berlusconi, profondamente turbato da quanto era accaduto.
“Credo che l’Italia non possa accettare di dare al mondo l’immagine di chi butta a mare qualcuno che fugge da un Paese vicino, temendo per la sua vita, cercando salvezza e scampo in un paese che ritiene amico. Il nostro dovere è quello di dare temporaneo accoglimento a chi si trova in queste condizioni”, disse all’epoca il Cavaliere.
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