
A proposito del 25 aprile devo raccontarvi cosa accadde a Colzate, piccolo paese della Val Seriana, in provincia di Bergamo, dove nacque mia moglie Enoe. In quel piccolo comune quasi tutti o forse tutti erano fascisti, immagino per abitudine più che per convinzione. D'altronde il regime aveva garantito al paesetto un buon asilo, oltre ad un accampamento estivo dove si radunavano i bambini e i ragazzi per trascorrere le vacanze. La miseria era diffusa, pertanto tirare la cinghia era una pratica comune e nessuno protestava. In ogni casa c'era un pollaio e le famiglie tiravano a campare con qualche uova e alcuni ortaggi. La povertà, quando
è condivisa, viene sopportata senza troppe sofferenze. I capifamiglia, forse per conformismo, erano tutti fascisti tranne uno zio di mia moglie il cui nome ho scordato, ed era un infermiere che cadde in una retata fascista e fu messo su un treno destinato in Germania dove sarebbe stato scaricato e avviato ai lavori forzati. Lui, a un certo punto del viaggio, saltò giù dal convoglio e si salvò mentre il suo compagno di sventura venne colpito da una mitragliata e morì. E finalmente arrivò il 25 aprile. Eliminato il regime, il giorno appresso nel paese si organizzò un modesto corteo per festeggiare la caduta del fascismo al quale parteciparono tutti i maschi della piccola comunità. Ciascuno di loro stringeva al collo un vistoso fazzoletto rosso. Solamente lo zio
comunista della mia consorte evitò di sfilare, disgustato dai voltagabbana improvvisatisi antifascisti dopo aver sostenuto entusiasticamente il regime mussoliniano per un ventennio.
Oggi Colzate vive in serenità, i cittadini da quando il fascismo non c'è più sono tutti rigorosamente antifascisti come la quasi totalità degli italiani. Così va il mondo, sia nelle piccole come nelle grandi città. Nel minuscolo paese della mia consorte l'unico vero libertario è morto e lo piange solo la sua famiglia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.