Quei giochi pericolosi che inguaiano Fini

Tremonti a Ballarò allude alle trame del leader Fli con la Atlantis di Corallo. L'uomo della casa di Montecarlo

Quei giochi pericolosi che inguaiano Fini

Roma - La bomba esplode senza fare troppo rumore, nascosta nel battibecco in diretta a Ballarò tra Tremonti e Fini. Accade subito dopo che il leader Fli si vanta di aver «mandato a casa» l'ex ministro per i suoi tagli lineari. A quel punto Tremonti lascia partire il missile: «No, tu mi hai mandato a casa per altri motivi, per i giochi e lo sai benissimo... Corallo... Pensavo fossi più prudente, poi ti spiego perché, ma te lo dico fuori», costringendo Floris a chiudere lì quel che si stava trasformando da bisticcio in allusione pesante: «Basta sennò fate come Albertini con Formigoni...». Ma a cosa si riferiva l'ex ministro dell'Economia? I «giochi» sono quelli delle slot, business miliardario della Atlantis World Ltd (oggi B-plus) riconducibile a Francesco Corallo, latitante, nel cui ristorante al casinò dell'isola di Saint Marteen nel 2004 cenò Gianfranco Fini e l'ex moglie, oltre allo storico braccio destro Checchino Proietti, finito al centro di un'indagine della magistratura di Tivoli per un finanziamento di Corallo ad un'associazione di Subiaco riconducibile allo stesso Proietti. Di Corallo si è parlato a lungo perché un suo manager, Walfenzao, era dietro l'affare delle off-shore di Montecarlo che ha coinvolto i fratelli Tulliani i quali devono ancora spiegare cosa ci facevano i loro passaporti nella casa romana di Corallo perquisita recentemente dalla Gdf nell'inchiesta sulla Bpm di Ponzellini. L'Atlantis è stata a lungo nell'interesse dell'entourage del cognato di Tulliani. La frase di Tremonti sembra invece tirare direttamente in ballo Fini, con i «giochi di Corallo» come causa dello scontro con lui, allora reggente del Tesoro. Faccende molto delicate («Pensavo fossi più prudente»), da discutere a quattr'occhi. Non sappiamo se si siano parlati e cosa si siano detti Tremonti e Fini dopo la sigla di Ballarò, ma qualche indizio è facile trovarlo qua e là. Come le ripetute telefonate (inchiesta di Potenza) dell'immancabile Proietti Cosimi (già capogruppo Fli in Commissione Finanze) all'allora direttore dei Monopoli di Stato, per avere notizie sulla concessione ad Atlantis, che tardava ad arrivare. Gli uomini di Fini, insomma, si davano un gran da fare per curare gli interessi della Atlantis, ma le numerose interrogazioni del dipietrista Barbato, ad esempio, non hanno mai trovato risposte. Corallo si faceva vivo direttamente col braccio destro di Tremonti, l'onorevole Marco Milanese, che in un'audizione ha raccontato: «Il signor Corallo mi chiamava molto spesso per segnalare le presunte scorrettezze che i Monopoli ed il ministero dell'Economia perpetravano nei loro confronti a tutto vantaggio, a loro dire, di un'unica concessionaria: “Lottomatica”. (...) È stato un continuo lamentarsi, fino al punto che Corallo mi ha ritenuto il responsabile di una norma che lui considerava molto dannosa e creata ad personam, promulgata cioè solo “contro” la sua azienda.

Norma, ribadisco, che è stata da me formulata in quanto relatore del disegno di legge e con la quale Corallo doveva portare la sede della sua società da un Paese così detto “paradiso fiscale” ad un Paese della Ue, oltre ad essere costretto a far emergere la effettiva compagine societaria della concessionaria e della sua controllante». La Atlantis ostacolata da Tremonti? E Fini, cognato di Tulliani, a che «giochi» ha giocato?

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