Era il 15 giugno dello scorso anno quando un grandissimo guaritore lasciava questo mondo: padre Matteo La Grua, prete siciliano padre spirituale del movimento ecclesiale Rinnovamento nello Spirito, «braccio operativo» di Dio in questo mondo.
Bastava una sua parola, infatti, un suo sguardo o una sua carezza, perché i ciechi ritrovassero la vista, gli storpi tornassero a camminare, e gli increduli guadagnassero la fede. Oggi come duemila anni fa, quando a solcare le strade del mondo era Gesù.
Fu a tutti gli effetti un alter Christus, padre Matteo, come san Francesco d'Assisi nove secoli fa, come san Pio da Pietrelcina vissuto nel secolo scorso.
A raccontare i miracoli di padre La Grua è una serie di interviste raccolte in «Contro Satana» (edizioni Piemme) da Roberta Ruscica, una prova del nove che dimostra che questo mondo e il soprannaturale a volte possono essere la stessa cosa, possono coincidere.
Non si possono spostare le montagne, diceva padre Matteo, senza fede. Non si possono guarire gli ammalati senza credere nella potenza di Cristo. Perché, diceva padre Matteo, «Cristo non fa alcuna differenza di fronte alle malattie e agli ammalati. Tutte le infermità potrebbero guarire grazie alla preghiera, se crediamo che la potenza di Dio è illimitata e può anche restituire la vita ai morti».
Un giovedì mattina si presenta alla porta di padre Matteo nella parrocchia di Palermo dove vive una ragazza inferma, in carrozzina, accompagnata dai suoi genitori. La giovane deve partire per una clinica di Bologna dove deve sottoporsi a delle cure e vuole da padre Matteo una benedizione. Chiede al prete: «Padre, crede io possa guarire?».
A quelle parole padre Matteo replica solamente: «Certo, io credo. Alzati e cammina». E davanti allo stupore del padre, la ragazza si alza subito dalla carrozzina e incomincia a camminare dopo anni che non poteva più farlo muovendo i primi passi sempre più sicura. È guarita.
A Laura, una bambina di quattro anni, i medici diagnosticano una rara displasia. A causa di questa malformazione la piccola è costretta a portare il divaricatore per il resto della vita, senza potere più correre, saltare, giocare insieme ai suoi fratelli. E' una fredda mattina di gennaio quando la madre di Laura chiede a padre Matteo di recarsi in casa sua. Laura è nel suo lettino, con quel divaricatore che è costretta a portare anche la notte. Padre Matteo prega con sempre maggiore intensità e la benedice con l'olio santo. Poi dice alla madre: «Non temere.
Il Signore, stanotte, verrà a trovare la tua bambina». Racconta la madre: «Tutta la notte mi rimbombarono nella testa le parole di padre Matteo. Quando la mattina seguente Laura mi chiamò, stavo ancora dormendo. La vidi immobile in quella culla come l'avevo lasciata la sera prima e non mi resi conto di nulla. Mi disse che aveva fame, così le preparai un biberon di latte. Ero ancora assonnata, quando le sollevai le copertine cercando di tirarla su. All'improvviso vidi il divaricatore spezzato in due parti e le sue piccole gambe completamente libere. Come se qualcuno nella notte fosse entrato nella stanza di mia figlia e avesse spezzato quello strumento usando una lima. Le radiografie successive confermarono la completa guarigione».
Il carisma di guarigione di padre Matteo è un dono di Dio che però lo stesso sacerdote si è preparato a ricevere. Come? Fidandosi di lui, in lui credendo. Da piccolo rimase per diversi mesi senza voce. Non disperò. Durante un pellegrinaggio chiese alla Madonna di restituirgliela e la voce tornò.
Così accadde anche quando divenne prete. Più volte rimase inspiegabilmente muto, spesso prima d'importanti conferenze.
Dirà in proposito: «Compresi che Gesù è il regista della mia vita e che se volevo realizzare davvero la sua volontà su di me, dovevo lasciare che fosse lui a guidare i miei passi, uno dopo l'altro».
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