Quelle bambine terribili che prendono a pugni il potere

Piccole ma coraggiose: Yad, 12 anni, affronta a muso duro un soldato israeliano. Sun, 11 anni, imbarazza il governo cinese

La bambina palestinese Yad Tamimi ripresa mentre, a pugni chiusi, insegue e rimprovera militari israeliani
La bambina palestinese Yad Tamimi ripresa mentre, a pugni chiusi, insegue e rimprovera militari israeliani

Ok, magari tra qualche tempo si scoprirà che la foto della bambina palestinese che minaccia di dare un pugno al soldato israeliano, è un falso. Un'immagine costruita a tavolino. Com'è accaduto già in passato, con tanti altri clic taroccati; ma che sono entrati comunque nella storia per la loro carica «simbolica»: pensiamo, ad esempio, al «miliziano» di Frank Capa o al «bacio di Time Square» di Alfred Eisenstaedt. Nel caso dell'istantanea che immortala Yad Tamini, 11 anni, mentre serra il pugno sotto il grugno del militare nemico, ci piacerebbe pensare a un documento originale. Che, nella sua genuinità, sia capace di «parlare» meglio di centinaia di libri sul conflitto israelo palestinese.
Intanto la piccola Yad è divenuta una celebrità. Sia nei Territori, sia a Gerusalemme. Una baby pasionaria bipartizan. La scena di lei ripresa mentre, a pugni chiusi, insegue e rimprovera militari israeliani giunti per sedare una manifestazione nel suo villaggio cisgiordano di Nebi Salah, ha fatto il giro del mondo. E poi di nuovo ieri, quando in un'ulteriore manifestazione Yad è stata colpita da un proiettile rivestito di gomma. La bambina - che secondo la stampa sarebbe figlia di un attivista politico locale, Bassem Tamimi (singolare coincidenza, che puzza un po' di propaganda) - è rimasta ferita in modo non grave.
A diffondere per primo le immagini dell'eroina palestinese era stato giorni fa il portavoce militare israeliano, nel proprio blog. «Questo filmato - secondo il portavoce militare - mostra genitori palestinesi mentre spingono i loro figli a provocare i soldati di Israele: un aspetto di quelle dimostrazioni di cui in genere non si parla».
Nel filmato la piccola dalle lunghe chiome bionde - che indossa una maglietta col simbolo della pace - viene mostrata mentre si scaglia contro un militare con i pugnetti chiusi. Il soldato la osserva imbarazzato, con un mezzo sorriso. Accompagnata da un'amica, la piccola attivista si dirige allora a muso duro verso altri militari, rimproverandoli in apparenza per l'arresto del fratello Waed. «Dove lo avete condotto?» vuole sapere. «Sei un traditore, non hai certo un problema ad uccidere bambini, carogna. Ma io non ho paura, non temo nemmeno i figli dei coloni...». Di fronte alla sua prorompente eloquenza i militari si limitano a scambiarsi sguardi impacciati, mentre la scena viene ripresa da numerose telecamere. «Non ridere... lo so che parli arabo» incalza la bambina. «Sei un cane, un corrotto». Non altrettanto esplicite, ma ugualmente efficaci, si sono rivelate anche le parole - pronunciate dall'altra parte del mondo - da una coetanea di Yad, la cinese Sun Luyuan. Lei, Sun, con la sua domanda sulla crisi della sicurezza alimentare in Cina ha messo in imbarazzo alcuni alti dirigenti del Partito comunista cinese e del governo. La ragazzina, presente alla conferenza stampa in qualità di reporter del giornale studentesco Chinese Teenager News, ha chiesto la parola in uno dei soporiferi incontri di delegati al Congresso con la stampa e subito ha risvegliato l'attenzione dei presenti. «Mi piacciono molto gli snacks ma ora non ho più il coraggio di comprarli, dato che in giro c'e' una grande quantità di cibo adulterato. La mia domanda a tutti gli zii e le zie di livello ministeriale è: come possiamo noi ragazzi stare tranquilli su quello che mangiamo?». Dopo un momento di panico, ha preso la parola il ministro dell'Istruzione e membro del comitato centrale Yuan Guiren, che ha risposto con delle frasi fatte, assicurando che il governo ha «messo a punto una serie di controlli per garantire la sicurezza del cibo in vendita».
Ma non si creda che la capacita di mettere a nudo il re di turno sia solo una prerogativa femminile.

Emblematica la storia di Iqbal Masih, il ragazzino pakistano che è stato operaio e sindacalista, simbolo della lotta contro il lavoro infantile nell'industria tessile del tappeto. Un sicario del regime lo uccise la mattina del 15 aprile 1995. Aveva solo 12 anni.

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