Ci sono inquietanti zone d'ombra in molte maternità, ma non tutte le donne sono capaci di dissiparle. Anzi, alcune hanno la capacità d'installare quell'ombra al centro del loro palcoscenico e diventare protagoniste nel raccontarla.
Nel sogno di tutti, la madre è manifestazione di amore e sacrificio; ma c'è anche l'incubo della mamma cattiva e indegna. Nella vita di tutti i giorni ci sono però, soprattutto, le mamme normali, affaticate e gioiose, distratte e ansiose, amorevoli e severe, ma pur sempre portate a mettersi in secondo piano rispetto al figlio che hanno generato. Se la mamma, invece, pretende la luce dei riflettori, usando il figlio come trofeo, non è una mamma «normale», non è sufficientemente buona. È strana. Meritevole, quantomeno, di severe riflessioni.
Raffaella Fico forse è immatura, forse è intemperante. Certo è che della figlia ha fatto un piano d'investimenti a breve e a lungo termine. Investimenti mediatici e monetari. Non per questo, forse, è una mamma cattiva, perché ci sono anche madri che torturano, trascurano, maltrattano, uccidono. E sono senz'altro peggiori. Ma queste tragedie sono alla base di molti studi psicologici, che tendono a escludere l'esistenza del cosiddetto istinto materno, e che, tuttavia, non possono arrivare a negare la possibilità dell'amore per una piccola creatura indifesa. E allora che dire di una madre che nasconde la verità della sua origine a sua figlia e al di lei padre? E che dire se su questa misteriosa verità si gonfia un business e una maligna notorietà a danno della piccola bimba? Forse che c'è poco amore, perché mancano attenzione, tutela e lungimiranza. O forse che l'amore è ambiguo e non si è ancora rivelato. O persino che la gravidanza è stata voluta per narcisismo, per interesse, per superficialità. Di sicuro, l'implacabile esibizione pubblica di questa bimba, fin da quando era nella pancia, non è un gesto che, finora, ha segnalato amore e responsabilità materna.
Sentimenti che, invece, trasudano dalla lettera dei genitori di Balotelli, il presunto padre. Sono genitori adottivi, consapevoli dunque della generosità senza fine di un amore autentico. È palpabile nelle loro parole la sofferenza per il dubbio che turba il loro figliolo. Sono padre? Non lo sono? È questa la madre che ho scelto per mia figlia? O non l'ho scelta? Come potrò fare il padre, se lo sono? E, se lo sono, è giusto che la madre offra al mondo questa deteriore e inveritiera immagine del padre di sua figlia? Che cosa stiamo facendo a questa bimba? Come uscirne e proteggerla?
Non c'è altro modo di uscirne che con un esame urgentissimo del Dna, per sottoporsi al quale non è necessario l'intervento (purtroppo lunghissimo) del Tribunale: basterebbe l'accordo immediato tra la madre e il presunto padre, nel solo interesse della bimba alla verità, e una visita a un istituto medico di genetica in qualsiasi città. La rapidità darebbe la prova della lealtà di chi attiva l'esame. Dopodiché il silenzio e la riservatezza, che sarebbero opportune e indispensabili carezze sul cuore di una bimba già schiaffeggiata da urla, luci e rumori.
Per fare questo, tutto e subito, ci vuole l'energia dell'attaccante Balotelli, che non deve trascurare l'assist offertogli dalla lettera dei suoi genitori. Ci può stare anche la querela alla Fico per le bugie infamanti e diffamanti da lei diffuse con altero vittimismo. Ma non è questa la strada giusta e diretta per riprendersi la dignità.
A questo punto, solo lui, da maschio coraggioso e padre possibile, può attivare i muscoli dell'anima per decidere di difendere subito una bimba dalle angherie della malevola, ossessiva e lucrosa curiosità, che le sta rubando il tepore silenzioso della culla. Quando Mario saprà con certezza che è sua figlia, potrà far valere con fermezza diritti e responsabilità di padre. Se accerterà che non è sua figlia, l'avrà salvata in tempo da altre morbose strumentalizzazioni.
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