Matteo Renzi prova a tornare a casa, in quel campo extra large che la sinistra sogna di mettere su per battere il centrodestra. Lo ha detto chiaramente ieri in una lunga intervista al Corriere della Sera anticipata dal caloroso abbraccio a Elly Schlein a favore di telecamera al termine della Partita del cuore giocata due giorni prima. Al diavolo - è il senso delle sue parole - le divisioni, le liti e le ripicche del passato: mettiamoci tutti insieme e guardiamo avanti.
In quel «tutti», mi sembra di capire, sono compresi i suoi arci-nemici della Cgil che stanno provando a smontare la benedetta riforma del Jobs Act da lui voluta; i magistrati dell'Anm - braccio armato del Pd - che gli hanno massacrato mezza famiglia; i Cinque Stelle di Conte che proprio lui mandò a casa, spalancando le porte al governo Draghi, definendoli un branco di incapaci che stava portando il Paese alla rovina; buon'ultima Ilaria Salis, che proprio ieri ha detto che vuole combattere questa Europa che «punta a salvare il capitalismo dalla sua necessaria fine».
È vero che Matteo Renzi è il Mandrake della politica italiana, i suoi giochi da prestigiatore e illusionista sono ormai celebri e diversi pure di grande successo. Ma c'è un piccolo particolare che l'ex premier si ostina a negare, un dettaglio non indifferente: Renzi non è di sinistra, non nel senso che si intende
da queste parti. Senza offesa per nessuno, il suo profilo (e carattere) assomiglia più a quello che Pier Silvio Berlusconi pare delineare quando nei giorni scorsi ha parlato di una «nuova Forza Italia». La pensava così anche il padre Silvio, altro esperto di mandrakate, anche se in pubblico si guardava bene dal dirlo e il famoso patto del Nazareno è lì a testimoniarlo.
Non sappiamo dove sia il tranello che Renzi sta tendendo alla Schlein, ma sappiamo con certezza che da qualche parte c'è. Il problema è che non ci sono più gli elettori - così dicono i sondaggi - disposti a seguirlo nell'ennesima folle avventura. Passare in pochi anni da inciuciare prima con Berlusconi poi con Calenda e ora con la Salis va oltre ogni immaginazione e credibilità.
Aver fermato sia Enrico Letta, sia il Cavaliere, sia Conte fa certamente curriculum, ma gli anni passano per tutti e l'idea che oggi sia lui a poter fermare Giorgia Meloni mi sembra l'ambizione del reduce di una stagione che non c'è più. Comunque auguri, armiamoci di pazienza e popcorn.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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