Re Giorgio conquista Parigi e cede lo scettro alle donne

Re Giorgio conquista Parigi e cede lo scettro alle donne

ParigiRe Giorgio passa lo scettro alla sua donna ideale? «Diciamo che glielo presto» risponde Armani scherzando ma non troppo. Poi torna serio e puntualizza che la collezione Privè della prossima estate (in passerella ieri sera a Parigi) è coraggiosa ma anche rischiosa. «Bisogna vederla con gli occhi di un cittadino del mondo - spiega - niente è ciò che sembra ma tutto nasce da un mix tra lusso tribale e gusto europeo: l'eco di tante etnie in un'unica grande sonorità».
Basta la parola etnico per pensare subito al folk, una cosa inconciliabile con lo stile Armani in generale e con l'alta moda in particolare. In più c'è la storia dello scettro che in realtà è una specie di cilindro metallico utilizzato a volte per fermare i vestiti sulla spalla, sul fianco, poco sotto il collo oppure sulla schiena; ma in altri casi diventa spilla, collana e chiusura di una borsa da sera. Come se questo non bastasse ci sono tanti gilet che in Marocco sono un caposaldo dell'abbigliamento maschile e qui diventano la più nuova e sensuale delle bluse femminili. Insomma c'è di che perdere la testa davanti a questa sublime creatura armaniana che può essere una regina d'Africa ma anche una gran dama del jet set newyorkese, la diva sui vari red carpet di Hollywood, Venezia e Cannes oppure l'esotica bellezza indiana che in altri tempi sarebbe diventata Maharani e oggi è una superstar di Bollywood. Il tutto privo di folklore ma con un intenso profumo di modernità e una ricerca senza precedenti su forme e materiali. «Non c'è nemmeno una giacca dal taglio maschile» racconta Armani davanti a un'indimenticabile giacchina in seta stampata con un motivo che ricorda i tatuaggi maori nei doviziosi colori di un tempio tibetano. Il taglio a raggiera sulle spalle consente d'indossare questo piccolo capolavoro sartoriale sulla spettacolare blusa ricamata a cristalli colorati e sugli svettanti pantaloni leggermente aperti verso il fondo. Ancor più spettacolare l'abito da sera in gazar di seta pieghettata color paprika che si annoda come un turbante attorno al corpo e poi ricade nelle incredibili pieghe gonfie che solo Re Giorgio riesce a fare senza rischiare neppure il sospetto del remake settecentesco.
Alcuni tessuti mimano la povertà tribale della paglia pur essendo lussuose sete tramate in esclusiva con il preciso intento di trasformare la donna Privè nella regina del mondo. Altri sono dipinti o stampati a mano (bellissimi i finestrati tipo Madras indiano) oppure fittamente ricamati con quelle minuscole perline di vetro ancor più piccole delle perle di caviale. L'abito da sera del gran finale è così, una cascata di ricami neri da cui traspare il rosso rubino: la quintessenza di questa complicatissima semplicità. Tutte le modelle per esempio indossano un semplice cappello a cono come il copricapo dei dervisci. «Se lo togli manca quel tocco d'improbabile che è la magia dell'alta moda» conclude re Giorgio con la forza tranquilla di chi sa d'aver fatto un lavoro eccezionale per cui può anche infischiarsene se la terza sfilata di Chanel lo ha costretto a rimandare di due ore l'appuntamento con la passerella del suo Privè. Pare infatti che la spettacolare scenografia voluta da Lagerfeld (un vero bosco della Normandia trapiantato al centro del Grand Palais) abbia tagliato senza pietà oltre agli alberi anche i posti in prima fila. Indispensabile quindi organizzare in fretta e furia un terzo defilè con buona pace dei colleghi. Certo visti i tempi grami fa un po' effetto pensare agli investimenti faraonici della griffe delle due C che ha presentato un'onesta collezione di tailleur (fatti per altro divinamente) e abiti (bellissimo quello nero tagliato a redingote lunga fino ai piedi) su dei curiosi stivali a calza di pizzo.


Molto più moderna anche se rispettosa della liturgia della couture francese, la collezione di Giambattista Valli è un inno ai grandi contrasti del bianco e nero, della buona educazione e dello spirito selvaggio, delle forme più azzardate dell'abito (a clessidra, a crinolina con strascico, a cappa dietro su una corta gonnella a ruota) con la sottile eleganza di un giovane corpo femminile. «Giamba ci rende orgogliosi di essere italiani» dice una signora all'uscita del defilè che non a caso si è svolto nella sede della nostra ambasciata in rue de Varenne.

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