Renzi denuncia il suo pm: "Atti illeciti contro di me"

L’ex premier chiede a Nordio l’intervento del Csm «Nell’indagine Open violati i diritti della difesa»

Renzi denuncia il suo pm: "Atti illeciti contro di me"

Si chiama Matteo Renzi la nuova grana che si ritrova sul tavolo il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Da ieri sera, quando nei suoi uffici di via Arenula è arrivata una lettera su carta intestata del Senato firmata dall’ex capo del governo, Nordio è investito ufficialmente dello scontro frontale che oppone Renzi ai vertici della Procura di Firenze: in particolare a Luca Turco, procuratore aggiunto della Repubblica, titolare dell’inchiesta «Open». Renzi, che di quell’indagine è il principale indagato, chiede a Nordio - che in quanto ministro è titolare dell’azione disciplinare a carico dei magistrati - di portare Turco sotto accusa davanti al Csm per una lunga serie di comportamenti che la lettera di ieri sera indica nel dettaglio. Venti episodi, tutti relativi all’inchiesta «Open».
Nordio si trova davanti a un’alternativa secca: fare partire l’impeachment di Turco, venendo incontro alle richieste di Renzi, ma aggiungendo un altro sassolino nei propri rapporti non facili con le correnti organizzate delle toghe; o lasciare cadere la richiesta, smentendo i propositi di rinnovamento che hanno accompagnato la sua candidatura e la sua nomina. Scelta difficile, come si vede.
Tra gli illeciti disciplinari che Turco secondo Renzi avrebbe commesso c’è di tutto. Si va dalla trasmissione al Copasir, cioè al Parlamento, di «numerosi dati personali del sottoscritto» che la Cassazione aveva ordinato di restituire senza fare copia, all’acquisizione senza autorizzazione del Senato del conto corrente bancario, che «ha poi consentito ai media di accedere all’intero estratto conto e pubblicare in modo dettagliato e puntuale movimenti privi di rilievo penale ma finalizzati a creare un clima di clamore mediatico intorno alla mia figura». Secondo l’esposto, Turco inoltre «ha volutamente ritardato l’iscrizione nel registro degli indagati nel procedimento Open di diversi attuali imputati tra cui il sottoscritto», violando i diritti della difesa.
La tesi di fondo di Renzi è che Turco ce l’ha su con lui, che non è sereno, che vuole affossarlo, e che per raggiungere l’obiettivo ha forzato regole in quantità. La dimostrazione più eclatante, secondo l’esposto, l’ha data lo stesso Turco nel corso dell’udienza del 25 novembre scorso quando «alzando il tono della voce, visibilmente irato, davanti agli avvocati presenti come testimoni e mostrando il proprio iPad con la edizione del quotidiano La Stampa» rimproverò Renzi per una intervista; e quando Renzi gli rispose «di voi non mi fido» Turco rispose «fa bene a non fidarsi di me». É lo stesso procuratore, sostiene ancora l’esposto, che utilizzò il nome «Renzi» come parola chiave per frugare nel telefono di Marco Carrai in un fascicolo poi archiviato e poi «ha messo agli atti conversazioni del sottoscritto nel periodo in cui ero già senatore e conversazioni del tutto prive di rilievo penale con mia moglie, arrivando così a coinvolgere anche questa sfera dei miei affetti».


Dice l’ex premier: «il Procuratore Turco ha operato in evidente regime di fumus persecutionis nei confronti miei e dei miei parenti, avendo egli dedicato gli ultimi sette anni della sua carriera a uno spropositato numero di procedimenti nei confronti di persone della mia famiglia». Turco, ricorda l’esposto, chiese e ottenne la cattura del padre e della madre di Renzi, «settantenni incensurati», subito liberati dal tribunale del Riesame.
E adesso cosa farà Nordio?

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