Richiedenti asilo arriva la cauzione di 5mila euro per evitare i centri. "Ma non per i Cpr"

Nel decreto, la fideiussone per attendere la decisione. Caso a Trento: strutture piene, in giro tra irregolari pericolosi

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi
Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi
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Tra maggiore velocità delle procedure di espulsioni e aumento della presenza dei Cpr sul territorio nazionale, la volontà del governo Meloni è quella di fare ordine. E di evitare a tutti i costi che l'Italia diventi «il campo profughi d'Europa», come ha assicurato la premier all'Onu. Il decreto attuativo del decreto Cutro prevede l'introduzione di una clausola. Attraverso il pagamento di 4.938 euro, un richiedente asilo che arriva da un Paese ritenuto sicuro può attendere l'esito della procedura fuori dalle strutture dedicate (che non sono i Cpr). «La garanzia finanziaria - viene specificato nel testo del decreto - è prestata in unica soluzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa ed è individuale e non può essere versata da terzi». Poi il Viminale ha anche precisato che la ratio è quella di «scongiurare il pericolo di fuga». E che la cauzione «non riguarda le persone trattenute nei Cpr», bensì soltanto i richiedenti asilo che attendono l'esito della loro istanza, eventuale ricorso compreso. Il primo posto utilizzato per questa tipologia di procedura sarà edificato a Pozzallo: avrà 84 posti ed è quasi pronto.

La sinistra, Pd in testa, ha iniziato subito a sbraitare, sostenendo l'incompatibilità con la direttiva Ue sui rimpatri. Il coro dei dem e dei suoi alleati è tutto costruito attorno all'aggettivo «disumano». Come ogni volta in cui la soluzione individuata non è «porti aperti» per chiunque voglia entrare nei nostri confini. C'è da gestire pure il contingente. A Trento tre migranti sono stati espulsi di nuovo. I tre non sarebbero dovuti essere in Italia. Due di questi hanno litigato utilizzando delle bottiglie. Le forze dell'ordine sono intervenute e hanno scoperto l'arcano: erano già stati allontanati dalla nostra nazione. Però nei Cpr di quella zona non c'è un posto libero che sia uno. E, nonostante i precedenti, peraltro parecchi, ora i due sono in libertà. Per quanto debbano andarsene.

Caso identico a quello del trentenne tunisino, già condannato a un anno, rintracciato sempre a Trento: adesso ha una settimana per lasciare il Paese in cui dimora in maniera irregolare. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, ieri a Bologna per un incontro con il governatore Stefano Bonaccini e con i prefetti, non ha nascosto qualche preoccupazione. Le statistiche sugli sbarchi di queste settimane sono quelle che sono. «Ci preoccupa nei termini in cui è qualcosa che impegna il sistema di accoglienza sul territorio nazionale e quindi di attivazione di quelli che sono i circuiti di accoglienza e integrazione ma anche di tenuta dell'ordine pubblico e della sicurezza», ha osservato. Nel capoluogo emiliano arriveranno 115 agenti in più entro il 2023, ha assicurato l'inquilino del Viminale. Poi un commento sui finanziamenti del governo tedesco alle Ong: «È una cosa che ci è sorta molto nuova, ho visto anch'io questa notizia sulle agenzie stamattina. Mi sembrerebbe molto più coerente - ha fatto presente l'inquilino del Viminale - che l'approccio umanitario, che tutti noi dobbiamo avere, sia curato sul proprio territorio nazionale». È un tema caldo che attiene ai rapporti internazionali ma che rafforza una certezza: che qualcuno stia giocando contro le nostre capacità di gestione del fenomeno. L'altro oggetto urgente sul tavolo è la costruzione di nuovi Centri di permanenza e rimpatrio. Se ne occuperà il ministero della Difesa guidato da Guido Crosetto, come disposto dalla presidente del Consiglio e dal Consiglio dei ministri.

Lo scopo è quello di renedere operativa una nuova struttura per ogni regione. «Vigileremo che all'interno dei Cpr vi siano condizioni dignitose. Lo abbiamo sempre fatto», ha continuato Piantedosi a Bologna. Ma la sinistra continuerà in ogni caso a chiedere di accogliere tutti.

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