"Richieste assurde dai sindaci democratici. La Regione ora spieghi"

Il capogruppo di Fdi in Emilia: «In lista persino terreni di enti privati e 4 milioni per il bingo»

"Richieste assurde dai sindaci democratici. La Regione ora spieghi"
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Marta Evangelisti, capogruppo di Fdi nel Consiglio regionale dell’Emilia Romagna, torna sul caso dei sindaci rossi che hanno chiesto a Roma la qualunque in seguito all’alluvione che ha messo in ginocchio la Romagna. Tra le assurdità, oltre al bingo di Cesena, spuntano gli alberi «rovesciati» e il rifacimento delle staccionate che sarebbero di competenza di Enti Parchi. L’opposizione regionale a guida Fdi si domanda così se è il governo che, tramite i fondi post-alluvionali, dovrebbe intervenire.

Consigliere Evangelisti, la lista presentata dai sindaci rossi per il post alluvione è un po’ strana, non trova?
«Definirla strana è un eufemismo, credo che rispecchi, nel metodo e nel merito, un determinato modo di governare di alcune amministrazioni, che fanno fatica a fare autocritica rispetto alla gestione del territorio, che non hanno visione né sanno programmare e che preferiscono oggi scaricare la patata bollente al governo perché di centrodestra».

Lei ha presentato anche una interrogazione.
«Sì, l’ultima di una lunga serie. Occorre fare chiarezza e non fomentare polemiche che hanno il solo obiettivo di distogliere l’attenzione su quanto non è stato fatto in questi anni. La Regione deve fornire le carte e spiegare quale metodo ha utilizzato per stilare la ricognizione dei fabbisogni e se, avuta la lista dai Comuni, ha provveduto a verificare che vi fosse il nesso causale tra quanto richiesto e gli eventi alluvionali».

Tra le varie richieste, quali sono quelle che vi hanno fatto saltare sulla sedia?
«Sicuramente tutte quelle trasmesse da Comuni non propriamente alluvionati, che avevano già problemi infrastrutturali pregressi acuiti certo dalle piogge ma non direttamente correlati al fenomeno dell’emergenza. Poi quelle relative alle strutture pubbliche, come tanti edifici scolastici cittadini – penso a Bologna che hanno chiesto somme ingenti per i rifacimenti dei coperti. Oppure istituti e aziende sanitarie, non solo nel capoluogo, che hanno segnalato distacchi di intonaci dovuti a infiltrazioni; oppure edifici museali, come a Rimini e a Modena, sempre per infiltrazioni ai tetti ma anche per la sostituzione di infissi vetusti; fino ad arrivare anche a richieste di Comuni della provincia per segnaletiche provvisorie, taglio alberi “rovesciati”. Sconcertante poi leggere della richiesta avanzata dal Comune di Cesena di 4 milioni di euro per il rifacimento della Sala Bingo Ippodromo. Assurdo. Mi chiedo: sono davvero tutte opere a cui deve provvedere il governo? Infine, anche i risarcimenti danni per messa in sicurezza di terreni di enti di natura privatistica, rifacimento di staccionate da parte degli Enti Parchi e ripristino di impianti e di rotture da parte di enti di distribuzione che sono Spa. Lecito domandarsi se questi abbiano copertura assicurativa e se magari qualcuno doveva verificarlo?».

Con l’arrivo di Figliuolo, il governo ha fatto una scelta precisa.
«Il governo a guida Meloni ha dato prova ancora una volta di scegliere la competenza e non la caccia alla poltrona. Si tratta di un tecnico di alto profilo che darà garanzia non soltanto alla nostra Regione, ma all’Italia e più in generale all’Europa. Auspichiamo in un atteggiamento responsabile, collaborativo e meno polemico da parte di chi amministra questa Regione, nell’esclusivo interesse di chi vive e produce in questo territorio».

Pensa che con un commissario di centrosinistra i sindaci avrebbero provato a fare man bassa?
«Ritengo che l’occasione di sfruttare la situazione ed i ruoli a livello elettorale avrebbe distolto l’attenzione dal fare presto, bene e con una visione futura nel decidere come ricostruire.

I sindaci sanno che questa Regione ha investito poco e male nella prevenzione e nella cura del territorio, più che man bassa, temo che sarebbe venuta meno la fase di individuazione delle responsabilità che dovrà emergere se si vuole dare una svolta nella programmazione post emergenziale».

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