Riforme, Berlusconi rilancia: "Presidenzialismo francese" Ma Bersani dice subito di no

Il Cavaliere propone il presidenzialismo e il doppio turno alla francese. Candidatura al Colle? "Farò ciò che mi chiede il Pdl". Bersani e Maroni dicono no

Riforme, Berlusconi rilancia:  "Presidenzialismo francese" Ma Bersani dice subito di no

Silvio Berlusconi lancia una nuova proposta: l'elezione diretta del Capo dello Stato. In una conferenza stampa al Senato il Cavaliere spiega di volere una riforma costituzionale che permetta ai cittadini di "decidere, con il loro voto, direttamente, il Presidente della Repubblica". Poi il Cavaliere va oltre: "Abbiamo deciso di compiere il gesto ardito di presentare al Paese, alla maggioranza e all’opposizione, una possibilità di modernizzazione del Paese, dando la possibilità di incidere direttamente attraverso elezioni primarie sulla scelta del presidente". Il binomio del cambiamento, dunque, è servito: presidenzialismo ed elezioni primarie.

Per non finire come la Grecia

Berlusconi prosegue il suo ragionamento facendo un accenno alle prospettive che ha davanti a sé l'Italia: "In questi giorni ci siamo chiesti, vogliamo continuare a essere nella situazione di Atene, cioè un Paese ingovernabile, o di Parigi, in cui in pochi giorni i cittadini hanno visto formarsi un governo, con il presidente che è andato a rappresentare il Paese con la Germania e poi al G-8 con Obama? Vogliamo essere Atene in una situazione di assoluta ingovernabilità? La risposta è ovvia".

Il lapsus di Alfano

Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, inciampa in un lapsus: rivolgendosi all’ex premier lo chiama "Presidente della Repubblica". Poi subito si corregge: "Presidente Berlusconi". Il Cavaliere non fa una piega. Poi, per togliere dall'imbarazzo Alfano, sorride. I giornalisti approfittano dell'occasione per rivolgere la domanda a Berlusconi: si candiderà per il Quirinale?

Candidato al Colle? Farò quello che mi chiede il Pdl

Il Cavaliere mette subito le mani avanti: "Farò quello che mi chiederà di fare il Pdl, ho questo senso di responsabilità e sono ancora qui perché eletto da milioni di italiani". Non esclude nulla, quindi, l'ex premier: "Non è una mia ambizione, ma ci sono responsabilità che non si possono ignorare". Quanto al ruolo di candidato alla presidenza del Consiglio il Cavaliere non ha dubbi: "Ho discusso nel Pdl e confermo di preferire di non essere io".

Sistema elettorale: doppio turno alla francese

Berlusconi prende alla larga il discorso sulla nuova legge elettorale: "Siamo a disposizione e dico agli amici della opposizione che se dovessero accettare la profonda innovazione della architettura istituzionale che proponiamo saremmo disponibili a seguirli sulle loro idee anche sul sistema elettorale". Poi, a domanda diretta di un giornalista, dice qual è il sistema da lui preferito: "Noi intendiamo proporre il modello francese, quindi necessariamente con il doppio turno".

"Sciogliere il Pdl? Vedremo..."

E' ipotizzabile un azzeramento del Pdl e la nascita di un nuovo soggetto politico, un nuovo rassemblement in grado di riconquistare il cuore (e i voti) degli elettori moderati? Berlusconi risponde così: "Non mi pare che le cose andranno in questa direzione perché c’è molto amore dei partecipanti e dei moderati per la propria storia politica e di partito, ma se anche da parte di tutti gli altri ci fosse una precisa presa di posizione in tal senso ci adegueremo, magari si potesse fare". Nulla viene escluso, dunque.

Le liste civiche e Beppe Grillo

Quando gli chiedono se sia d'accordo, o meno, sull'idea di predisporre, alle prossime elezioni, liste civiche esterne ai partiti, Berlusconi dice di non poter "escludere iniziative di altri, se ci saranno liste civiche nel centrodestra non ci saranno preclusioni". Poi arriva la domanda diretta: sta cercando di imitare (copiare) Beppe Grillo? Il Cavaliere (forse sorpreso, o forse no) risponde senza esitazione: "No, no. Noi siamo all’opposto. Non mi sembra si possa dire che Grillo sia simile a me".

Le ragioni del passo indietro

Berlusconi aveva iniziato il suo intervento tornando sulla scelta di farsi da parte, nello scorso autunno, con il campo libero lasciato al governo dei tecnici.

"Decidemmo di fare un passo indietro non tanto perché c’era la crisi delle Borse e l’aumento dello spread, che sapevamo non essere dovuto alla nostra azione di governo, ma perchè ci parve necessario, anche su insitenza di importanti istituzioni del nostro paese, di lasciare il posto a un governo tecnico che avrebbe consentito un incontro tra maggioranza e opposiziome e a una trattativa sul cambiamento dell’architettura istituzionale".

 

 

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