Il Rinascimento di Firenze si veste d'orgoglio italiano

Il Rinascimento di Firenze si veste d'orgoglio italiano

«Il mondo fuori di qui chiede bellezza, ha fame d'Italia. Noi che siamo abituati a dare del tu al bello a volte non ci accorgiamo di quello che abbiamo».
Comincia così l'appassionato discorso con cui Matteo Renzi ha inaugurato l'edizione numero 86 di Pitti Immagine Uomo nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio invece che nella solita saletta sovraffollata sotto agli stand nella Fortezza da Basso. Non è l'unico cambiamento di forma e sostanza. «Per cinque anni – continua Renzi - ho promesso all'amministratore delegato di portare il Premier al Pitti: un'impresa che ho portato a termine». A questo punto scattano i ringraziamenti di rito ma per una volta davvero dovuti alla famiglia Ricci per l'incredibile spettacolo offerto l'altra sera alla città, al viceministro allo sviluppo economico Carlo Calenda che ha fatto stanziare al governo due milioni di euro per supportare gli eventi di questi giorni e infine a Wanda Ferragamo che è un punto di riferimento per tutta Firenze.
Al nome della novantaduenne signora scoppia un applauso che non finisce più e proprio in quel momento «Pittibimbo» (così lo chiama Dagospia) spara le tre bordate più grosse. «Non ci sono più alibi – dice - chiediamo con forza agli istituti di credito di dare un po' di respiro alle piccole e medie imprese». Le mani si spellano. «Da qui al 30 luglio con il sindaco Nardella individueremo una serie d'immobili fiorentini bloccati da lacci e lacciuoli burocratici» comincia a dire e in platea qualcuno sbadiglia. «È il primo passo di un decreto amministrativo che ci piace chiamare sblocca Italia – continua – ma dobbiamo anche intervenire con urgenza sulle infrastrutture». L'applausometro schizza alle stelle perché in sala ci sono tantissimi industriali delle Marche che si devono scontrare con strade e ferrovie del Carlo Codega, mentre quelli del Veneto ancora non hanno l'alta velocità e sullo snodo autostradale di Mestre tutti i giorni vivono un inferno di traffico.
«Nella moda c'è la capacità di raccontare l'Italia» conclude il premier dicendo che noi siamo i peggiori direttori commerciali del nostro Paese: parliamo solo dei difetti e non delle qualità. Cita addirittura l'Expo come occasione per rimetterci in carreggiata e saggiamente si presta alle foto di rito con i 30 migliori buyer del mondo premiati da Pitti per il loro eccellente lavoro nel retail.
Viene premiato anche Luca Caprai, il geniale manager umbro che ha inventato con Cruciani C i braccialetti in macramè. Nato come un gioco, indossare intrecciati di pizzo al polso, è diventato un fenomeno di costume.
Ritira il premio al posto del figlio Arnaldo Caprai, anima e fondatore dell'omonimo gruppo tessile specializzato in corredi. Uomo di tanti fatti e poche parole, il cav. Caprai legge il discorso di Luca bloccato a letto da una polmonite e stavolta negli applausi c'è un po' di commozione. Si risente invece il fiero suono delle «man con elle» (felice definizione di Dante tradotta nei fumetti come “clap clap”) quando Claudio Marenzi, presidente di Sistema Moda Italia dando i numeri del settore (500 mila posti di lavoro sviluppati, 52 miliardi di turnover d'affari l'anno, 10 miliardi di saldo attivo della bilancia commerciale) annuncia che siamo vicinissimi all'approvazione a livello europeo della legge del «made in».
È una cosa che potrebbe valere una decina di punti di crescita in termini di posti di lavoro, per cui una manna dal cielo.

Infatti, Brunello Cucinelli, che non è tipo da spararle grosse, dichiara: «Mi sembra un momento di ripartenza morale, civile, economica e spirituale».
Insomma, forza Italia anche da Pitti e non solo dal Brasile.

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