Il governo sbaglia i conti. Diktat Cgil: rimettete l'Imu

A rischio la copertura della prima rata: via agli acconti Ires, Irap e rincari sulla benzina. Camusso in pressing

Il governo sbaglia i conti. Diktat Cgil: rimettete l'Imu

Roma - «L'unica cosa seria sarebbe rimetterla». Il segretario generale della Cgil Susanna Camusso si inserisce nel caos Imu per proporre la ricetta più radicale. Sgradita ai più, ma non al sindacato della sinistra, da sempre favorevole alle patrimoniali: riproporre al 100 per cento l'imposta municipale sugli immobili. L'abolizione era un cardine del primo governo Letta, ma la situazione è cambiata.

Tra i nodi venuti al pettine ce ne sono anche molti tecnici. Ad esempio quello sulle coperture dell'abolizione della prima rata Imu 2013 decise nell'agosto scorso. Le coperture messe dal governo nel decreto si sono rivelate molto sovrastimate e così il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni ha firmato un decreto che fa scattare la clausola di salvaguardia per coprire la cancellazione della prima rata. Tanto per cambiare, più tasse. La versione modificata (non sono escluse ulteriori cambiamenti in corsa) prevede sia l'aumento degli acconti ai fini Ires e Irap (per banche e assicurazioni al 130%, al 102,5% per gli altri) sia l'incremento delle accise, benzina compresa, dal 1° gennaio 2015, per consentire il raggiungimento degli obiettivi programmatici.

Il tutto per compensare il minor gettito rispetto alle attese della sanatoria sui concessionari di slot machine e dell'aumento a 27,2 miliardi dei debiti commerciali della pubblica amministrazione da pagare entro dicembre.
Nel decreto sulla prima rata Imu, ha ricordato ieri la Cgia di Mestre, erano previste maggiori entrate Iva per 925 milioni di euro versate dalle imprese a seguito dell'impegno della Pubblica amministrazione di pagare 7,2 miliardi di euro di debiti scaduti e altri e 600 milioni di euro dalla sanatoria rivolta ai concessionari dei giochi.

La stangata, ampiamente prevista, si aggiunge alle incertezze sulla seconda rata Imu che sta rendendo la vita difficile ai cittadini (non sono in grado di programmare uscite che di norma dovrebbero essere le più prevedibili, quelle per il fisco) e gli operatori del settore come i Caf, i centri di assistenza fiscale. Il fatto che la prima rata non sia stata cancellata del tutto, come da impegni del primo governo Letta, ha complicato la vita dei professionisti. La decisione è arrivata troppo a ridosso delle scadenze. Ma, soprattutto, la confusione generata dalla norma che consente ai comuni di far pagare la quota di imposta relativa all'eventuale aumento stabilito nel 2012 e nel 2013 rispetto all'aliquota ordinaria, rende estremamente probabili errori nella determinazione degli importi da pagare entro il 16 gennaio. Con l'elevatissimo rischio di dare il via a un enorme contenzioso tra contribuenti e amministrazioni locali. La denuncia è di Unimpresa, a cui aderiscono 900 Centri di assistenza fiscale distribuiti in 60 province in tutta Italia.

Sono ancora molti i Comuni che non hanno approvato i regolamenti. C'è tempo fino al 5 dicembre. Il rischio, segnalano ancora i Caf, è che si assista a ulteriori aumenti selvaggi.

Sul fronte del governo, il vicepremier Angelino Alfano ha espresso soddisfazione per come sono andate le cose. «Siamo contenti di quanto siamo riusciti a ottenere per il 2013. Non siamo ancora pienamente soddisfatti e lavoreremo ulteriormente per migliorare il risultato».

«Peggio delle tasse c'è solo la presa in giro sulle tasse», ha replicato Daniele Capezzone di Forza Italia. «Al di là delle chiacchiere e delle cortine fumogene, tutti sanno fare i conti su casa propria. E quei conti rendono il governo indifendibile».

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