Il governo Meloni ha ripristinato l’immunità penale per le aziende di interesse strategico nazionale. Lo ha inserito in un decreto legge approvato in consiglio dei ministri il 28 dicembre che tra le altre cose comprende un intervento articolato per salvare la produzione dell'Ilva, lo stabilimento a ciclo integrale della partecipata pubblica Acciaierie d’Italia.
Come rivendicato dal Presidente del Consiglio nell’ultimo video dell’Agenda Meloni, l’impegno del governo di centrodestra è quello di aumentare la produzione siderurgica nazionale tenuta dai passati governi a metà del limite consentito con conseguente non sostenibilità economica rispetto ai costi di gestione e mano d’opera.
Per raggiungere questo obiettivo era necessaria, come già stabilito nel 2015 per i commissari straordinari, la reintroduzione dello scudo penale, che non copre condotte lesive per la salute ed è limitato alla realizzazione del Piano ambientale.
Fu proprio quando il governo Conte decise di abrogarlo che ArcelorMittal deconsolidò la controllata italiana dopo che Conte firmò un contratto per far entrare lo stato in società.
E mentre Di Maio disse “in soli tre mesi abbiamo risolto la crisi Ilva” da allora invece i problemi della fabbrica si sono acuiti: cassa integrazione per 3000 lavoratori, posticipo del reintegro di altri 1500, e altoforno5 ancora spento.
Ma difronte al decreto Meloni il movimento 5 stelle (che proprio durante il governo Conte ha fissato l’attuale asset societario, contratto, e piano industriale a tre altoforni) ha attaccato il governo attuale. Attraverso le parole del vicepresidente di Conte l'ex sottosegretario Mario Turco ha detto che il decreto “è una licenza di uccidere”.
A rispondergli non è stato il governo, né la maggioranza, ma un ex ministro grillino: Barbara Lezzi. Fu lei, ministro del Sud nel primo governo Conte, a chiedere, ed ottenere, l’abolizione dello scudo penale.
La rivelazione di oggi però svela un particolare finora rimasto segreto: Conte in realtà si era opposto all’abolizione dello scudo, che ora difende. In un post Barbara Lezzi scrive che Conte d’avanti ad altri testimoni disse di voler mantenere l’immunità per Ilva. “Per la verità, in quell'occasione, ebbi a discutere animatamente con Conte ma, in realtà, aveva il diritto di pensarla diversamente. Non era stato lui a promettere un cambio di passo a Taranto, lo aveva fatto il M5S”.
Lezzi svela un’altra chicca: “L’amministratore delegato di Arcelor Mittal che gestisce la fabbrica, Lucia Morselli, offrì al governo italiano un miliardo per andarsene. L'offerta fu rifiutata da Conte e Gualtieri e la decisione non era soggetta a nessun voto in Parlamento”.
Lezzi dunque conferma che furono i 5 stelle e il Pd a scegliere deliberatamente di confermare la presenza di ArcelorMittal, come disse già l’Avvocatura di Stato che nel parere chiesto da Di Maio scrisse che invece era ancora possibile sciogliere il contratto di vendita ad ArcelorMittal firmato dall'allora minsitro dello Sviluppo Carlo Calenda. Che Conte non solo lo confermò (facendo dire a Di Maio "in soli tre mesi abbiamo risolto il problema Ilva") ma due anni dopo ne firmò un altro, mai reso pubblico, che liberava ArcelorMittal dall’investimento di assegnazione di 4 miliardi, e rinviava la vendita nonché il reintegro dei 1500 lavoratori in amministrazione straordinaria.
Infine Barbara Lezzi conclude il post: “Quando con Giorgetti lavorammo per fare svolgere I giochi del Mediterraneo a Taranto (delega assegnata da Emiliano a un transfugo di destra), mi chiese: "Ma verranno gli atleti in un luogo così insalubre?”. Prorpio mentre il ministro dell'Ambiente grillino Sergio Costa diceva che l'aria a Taranto era ormai entro tutti i limiti di legge e l'acciaieria rispettava le prescrizioni ambientali.
La vicenda viene confermata anche dall’ex deputato 5 stelle tarantino Gianpaolo Cassese, che racconta che anche Mario Turco era contrario all’abolizione dello scudo penale: “Non sopporto l’ipocrisia di chi come il senatore Turco parla di “ripristino del diritto di uccidere” in riferimento alla possibile reintroduzione dell’immunità penale da parte del Governo, quando in realtà era l’unico nel Movimento 5 Stelle che si opponeva alla sua abrogazione quando io e i miei colleghi ci stavamo lavorando, prima alla Camera e poi al Senato dove era incardinato il decreto che la reintroduceva”.
Del resto lo stesso Turco oggi dice che l’attuale governo vuole continuare la produzione di acciaio a carbone, ma furono proprio Pd e 5 stelle nel governo Conte a dicembre 2020 a liberare l’attuale piano industriale fissato a tre altoforni (a carbone) e un forno elettrico.
Che, essendo l'unico attuale sistema per produrre acciaio integrale, nonchè compatibile con il Piano Ambientale in fase di completamento, il governo Meloni confermerà se a febbraio prossimo otterrà la nuova Autorizzazione Integrata.
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