Ancora case popolari, ancora Roma, ancora Partito Democratico e ancora disastro. A breve arriverà in Campidoglio un atto sulla manutenzione degli edifici di residenza popolare. IlGiornale è riuscito ad entrare in possesso di questo atto, il nuovo regolamento che ha come obiettivo quello di manutenere le case popolari di proprietà del Comune. Ma a spese di chi? Sicuramente non dell’amministrazione che, al contrario di due anni fa, ha deciso di non investire nemmeno un euro. A mettere mano a tubi rotti, muffa e manutenzioni più importanti saranno gli stessi assegnatari degli alloggi, ma non solo: anche coloro che ancora sono in attesa di una casa.
Andiamo con ordine: "Dato l’elevato numero di immobili e il sempre crescente numero di unità abitative che necessitano interventi manutentrici, è indispensabile contenere le spese per la manutenzione di edilizia residenziale pubblica", si legge nel documento. Il 17 luglio scorso le richieste di intervento da parte dei cittadini erano infatti più di 33mila. E quindi? Ecco il “regolamento per la gestione degli interventi di autoriparazione”. Nel 2022 la giunta Gualtieri aveva stanziato 5 milioni di euro e uno dei pupilli del sindaco, l’assessore al patrimonio e alle politiche abitative Tobia Zevi, affermava: “La nostra risposta deve essere adeguata affinché questi disagi non affliggano più gli inquilini”. La risposta sembrerebbe non essere bastata ed oggi sono gli indigenti a dover anticipare i lavori.
“L’ennesimo intervento che mostra l’incompetenza di questa amministrazione che non stanzia un euro per la manutenzione del proprio patrimonio”, commenta il consigliere comunale, in quota Lega, Fabrizio Santori a IlGiornale.
L’atto del Comune è indirizzato a coloro che già hanno un alloggio popolare ma non solo, anche a coloro che sono in attesa di avere le chiavi in mano. “Gli interventi di autoriparazione hanno ad oggetto gli alloggi di edilizia residenziale pubblica recuperati a qualsiasi titolo e destinati all’assegnazione, ma non assegnabili per carenza di manutenzione”, leggiamo ancora. Cioè tutti quegli edifici che il Comune di Roma per anni e anni ha lasciato all’abbandono più totale. Lo scopo? “Incentivare la partecipazione diretta degli inquilini”, scrivono gli amministratori. “È assurdo pensare che chi attende una casa popolare, o chi già ne ha una, che dovrebbe essere in condizioni economiche disagiate - prosegue Santori a IlGiornale - possa in quale modo autoripararsi un immobile. Chiaramente la maggior parte delle famiglie non hanno tali importi per sostenere spese del genere”.
È previsto il rimborso delle spese, ovviamente, che sarà decurtato dal canone mensile di affitto ma “solo per i lavori conclusi entro 180 giorni” e “per il singolo intervento in autoriparazione con il limite massimo 15mila euro per gli alloggi da assegnare e 5mila euro per quelli già assegnati. Per gli interventi realizzati 'in economia' il rimborso massimo è di 7500 euro per gli alloggi da assegnare e 2500 euro nel caso di alloggio già assegnato”. Nel documento si parla anche dei morosi: “In caso di morosità accertata sono ammessi a presentare istanza gli assegnatari con un rimborso pari al 50%”.
Insomma: chi non ha una casa, dovrebbe avere in tasca decine di migliaia di euro per gli interventi di riparazione. “È un massacro - continua Santori - le case stano cadendo a pezzi, c’è la muffa, le persone stanno avendo anche problemi di salute e il Comune chiede di investire per lui. Chi è poi in grado eventualmente di investire e ha disponibilità economica può prendersi le case di coloro che sono in graduatoria, aspettano ma non hanno i soldi. È assurdo”.
L’altra problematica, leggendo l’atto, sembrerebbe infatti la graduatoria che potrebbe essere sconvolta a seconda delle disponibilità economiche delle persone. “Nel momento in cui un alloggio viene recuperato a qualsiasi titolo ma non è assegnabile per carenza di manutenzione il Dipartimento - leggiamo sul nuovo Regolamento - individuerà i soggetti a svolgere gli interventi in autoriparazione, secondo la proposta pervenuta e interpellerà gli assegnatari utilmente collocati in graduatoria in base alla adeguatezza nuclei/alloggio, per acquisire la loro disponibilità alla esecuzione dei lavori”.
Quindi, da quanto scritto, saranno i tecnici ad individuare le persone, per le case ancora non assegnate, in base alla “proposta pervenuta”.Riassumendo: a Roma chi attende una casa popolare invece di vedersi un mazzo di chiavi in mano deve sborsare migliaia di euro per recuperarle e manutenerle. E se non hai i soldi? Passa avanti chi ce li ha.
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