"Chi entra oggi nel mercato del lavoro dovrà aspettarsi una pensione più bassa rispetto agli standard attuali, con un autentico rischio povertà per i precari". L'allarme proviene dall'Ocse che ha redatto il rapporto "Pensions at a Glance". Secondo l’organizzazione di Parigi, "lavorare più a lungo potrebbe aiutare a compensare parte delle riduzioni, ma, in generale, ogni anno di contributi produce benefici inferiori rispetto al periodo precedente tali riforme, sebbene la maggior parte dei paesi abbia protetto dai tagli i redditi più bassi".
In Italia, "l’adeguatezza dei redditi pensionistici potrà essere un problema per le generazioni future, e i lavoratori con carriere intermittenti, lavori precari e mal retribuiti sono più vulnerabili al rischio di povertà durante la vecchiaia". Una sentenza negativa quella emessa dall'Ocse che poi tratta anche del nostro sistema pensionistico e afferma: "Nonostante l’aumento dell’età pensionabile sancito dalla riforma di fine 2011, l’età effettiva alla quale uomini e donne lasciano il lavoro è ancora relativamente bassa in Italia: 61,1 anni per gli uomini e 60,5 per le donne. L’Italia ha il tasso di contributi previdenziali più alti nell’area Ocse, dopo l’Ungheria. Il tasso italiano nel 2012 era infatti pari al 33% del reddito lordo, in aumento dal 28,3% del 1994, contro una media Ocse del 19,6%".
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.