Lo scandalo Dopo l'arresto di due assessori

Le «larghe intese» (non politiche, ma sui rimborsi-spesa taroccati) alla Regione Basilicata erano davvero larghissime. Nell'inchiesta sui rimborsi illeciti i pm di Potenza hanno infatti indagato altri 37 politici, fra cui i presidenti della giunta e del consiglio regionale: fra le posizioni da chiarire vi sono anche quelle dei sei assessori di centrosinistra nominati appena due giorni fa, subito dopo cioè le dimissioni che il governatore Vito De Filippo è stato costretto a presentare in seguito alla prima ondata di provvedimenti giudiziari. La posizione dell'ex presidente della giunta, De Filippo (Pd), riguarda «spese per francobolli»; quella del presidente del consiglio, Vincenzo Santochirico (Pd), è riferita invece «all'acquisto di giornali».
I neo assessori coinvolti (due riconfermati, altri quattro nuovi) sono Attilio Martorano, Marcello Pittella, Nicola Benedetto, Luca Braia, Roberto Falotico ed Enrico Mazzeo Cicchetti, tutti di centrosinistra. Gli altri uomini politici sono consiglieri in carica ed ex consiglieri e assessori, di tutti gli schieramenti. Due giorni fa i provvedimenti più gravi (arresti domiciliari) erano scattati per il capogruppo Pdl, Nicola Pagliuca, l'assessore Pd Vincenzo Viti e la consigliera Idv, Rosa Mastrosimone. Tra gli indagati figurano anche tre non politici: uno è un commercialista legato ad un assessore anche da rapporti di parentela e due sono titolari di ristoranti che hanno emesso ricevute presentate per i rimborsi. La «banda degli scontrini» si era specializzata nel raccattate ricevute e fatture di ogni tipo. Così a pie' di lista finiva di tutto: conto del gommista, lavaggio dell'auto, pranzi con parenti, viaggi con le amanti, lavori di ristrutturazione domestici... Importi che non superavano mai le poche centinaia di euro ma che - come ha scritto il gip nell'ordinanza - sono lo specchio di un «diffuso e pervicace senso di impunità». Del resto i controlli erano nulli. E in Regione Basilicata vigeva la legge delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. Anche ieri davanti agli uffici regionali sono spuntati cartelli e striscioni contro la «gang dei barboni». Tra la gente lucana monta la rabbia. In piazza come sul web. Ma non si rinuncia neppure al sarcasmo. Un sentimento che nasce spontaneo davanti a episodi come quelli che hanno riguardato un ex assessore donna (prima all'Agricoltura e poi all'Ambiente): nella sua «scheda personale» raccolta dagli investigatori figura infatti anche lo scontrino di una spesa di 16,40 euro fatta con lo «sconto camionista».

La stessa signora ha anche presentato una richiesta di rimborso pari a 388 euro per spese di carburante di un'auto acquistata solo successivamente; senza contare gli scontrini di quattro menu in un ristorante di Potenza, pagati 174 euro dal marito dell'ex assessore il 5 agosto 2010 e una spesa di 190 euro il giorno del compleanno della figlia. Auguri.

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