Quindi Giorgia Meloni rimarrà presidente del Consiglio indipendentemente dall'esito dell'eventuale referendum sulla riforma costituzionale avviata dal suo governo. La premier insomma non si mette nella postura che scelse Matteo Renzi nel 2016, quella di legare il suo futuro alla vittoria referendaria.
Certamente questo annuncio smina la possibilità che su quel voto si coalizzi - cosa che accadde con Renzi - un ampio ed eterogeneo fronte interessato non tanto al contenuto del referendum, bensì a cacciare il primo ministro e a organizzare un ribaltone politico. In questo Giorgia Meloni gioca d'anticipo e impone le regole di ingaggio per una consultazione certo ancora lontana nel tempo ma che già stava accendendo appetiti e speranze nelle fila delle opposizioni.
Salvo varie ed eventuali, il governo durerà quindi altri tre anni, e questo sarà un problema per Elly Schlein. Altri tre anni, oltre ai due già trascorsi, sono infatti un tempo inconciliabile con le tensioni strutturali e contingenti che attraversano il suo partito. Dal 2007, anno della fondazione, il Pd ha cambiato undici segretari, ognuno dei quali è rimasto mediamente in sella per un anno e mezzo, nonostante diversi di loro si siano trovati in posizioni rilevanti di governo. È pensabile che la Schlein faccia eccezione alla regola? Difficile, cinque anni di opposizione sono troppi, al di là delle questioni prettamente politiche, per reggere compatto un carrozzone che per stare in piedi deve continuamente abbeverarsi alla fonte del potere e già oggi non mancano i sintomi di cedimento sia pure mascherati in attesa dell'esito delle imminenti elezioni europee.
Per il Pd il 10 giugno, giorno successivo al voto, sarà in ogni caso una data che segnerà una svolta. Se il risultato non dovesse essere all'altezza delle aspettative, per la sua segretaria il destino sarà segnato; se viceversa Elly Schlein dovesse sorprendere positivamente, quello sarà il giorno in cui la nutrita opposizione interna romperà gli indugi aprendo scenari imprevedibili, che non escludono neppure la possibilità di una scissione.
Di questo si discute in questi giorni di vigilia nei conciliaboli e nei salotti ben informati di sinistra. E il fatto che nessuno osi parlarne apertamente è la prova che ormai ci siamo. Il conto alla rovescia è in corso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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