Al Tribunale fallimentare di Roma facevano come volevano. Ognuno la sua parte, per portarsi a casa un bel gruzzolo sottratto alle procedure di cui si occupavano. Sette milioni di euro, secondo quanto hanno ricostruito le Fiamme Gialle del Comando Provinciale che questa mattina nella capitale hanno arrestato sei avvocati, cinque commercialisti e tre imprenditori con le accuse di peculato, falsità ideologica, simulazione di reato e riciclaggio. C'è il sospetto che anche i giudici siano coinvolti, ma di questo dovrà eventualmente occuparsi la Procura di Perugia. «Il gip, analizzando la richiesta di misure cautelari - ha spiegato il procuratore aggiunto Nello Rossi - ha avanzato l'ipotesi che qualche giudice non sia stato solo ingannato ma che fosse partecipe». Potrebbero, dunque, presto esserci nuovi sviluppi. Il magistrato sul punto non va oltre, si limita a dire che «o siamo davanti a giudici indotti in errore o a sentenze frutto di falso materiale». Il sistema era semplice e funzionava alla perfezione perché erano tutti d'accordo, anche i curatori. Il gruppo di professionisti riusciva ad insinuarsi nei fallimenti e a vantare crediti esibendo documenti all'apparenza reali senza che fossero attivate le necessarie verifiche sull'effettiva esistenza fisica dei soggetti ammessi alle procedure. Le indagini, partite dall'arresto un anno fa di un commercialista, si sono concentrate sui fallimenti di tre società: la «Domitia Hospital», la «Tecnoconsult» e la Pasqualini. In quest'ultimo caso uno degli imprenditori arrestati avrebbe presentato tramite il suo avvocato domanda di ammissione al passivo in relazione ad un credito di circa 2,4 milioni di euro relativo alla realizzazione, per conto della «Pasqualini», della sceneggiatura di una serie tv in 12 puntate dal titolo «Serial Giallo». Peccato però che la società si occupasse dell'estrazione e della commercializzazione dell'olio, nulla a che vedere con la televisione. I finanzieri hanno anche sequestrato un attico in via del Colosseo del valore di un milione e mezzo di euro acquistato con il denaro di provenienza illecita e riciclato all'estero. In carcere sono finiti il commercialista Federico Di Lauro, il collega Piercarlo Rossi, l'imprenditore Massimiliano Fiore e il faccendiere italo-svizzero Mario Carlo De Vittori.
Ai domiciliari i commercialisti Pierluigi De Paolis, Roberto Cence, Antonio Henrico, gli avvocati Carlo Romeo, Marzia Macchi, Rossella Galante, Giuseppe Scioscia, Giuseppe Vona, Sergio Usai e l'imprenditore Andrea Doni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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