La sfida di Renzi a Bersani: "Convochi le primarie" E nel Pd scoppia la bufera

Renzi chiede a Bersani di convocare le primarie a ottobre: "Non può pensare di fondare la propria legittimazione sulle primarie del 2009". Insorge il Pd: "Ci sono troppi galli"

La sfida di Renzi a Bersani: "Convochi le primarie" E nel Pd scoppia la bufera

Il rottamatore è tornato. Dopo un periodo in sordina e dopo aver limitato le bordate indirizzate al partito di Bersani, Matteo Renzi rientra a gamba tesa nel dibattito politico nazionale e mette ancora una volta in subbuglio il Pd.

Il tema non è nuovo, ma ogni volta che si ripresenta scatena un putiferio tra i democratici. Parliamo delle primarie. Primarie invocate con forza dal sindaco di Firenze.

Pierluigi Bersani "convochi le primarie del Pd" perché "non vorrei che pensasse di fondare la propria legittimazione sulle primarie del 2009. Se si vota a marzo del 2013 si facciano le primarie a ottobre o a novembre, senza inventarsi alibi".

Con queste parole, Renzi ha sfidato il segretario democratico, mettendo in dubbio la sua leadership. Ieri, in un'intervista al Corriere della Sera, il primo cittadino fiorentino aveva spiegato che se Bersani "ottiene un voto in più degli altri ha il diritto di essere lui il candidato e tutti noi gli daremo una mano con correttezza, ma l’idea di andare a ricercare la sua legittimazione su primarie di tre anni fa, cioè di un’era geologica fa, perché in politica è cambiato tutto, sarebbe assurdo".

Insomma, il guanto di sfida è stato lanciato. Ed era già nell'aria, se si guarda infatti a come Renzi, all'indomani del risultato delle elezioni amministrative, non avesse lesinato critiche nei confronti dei dirigenti del Pd, i quali "se pensano di aver vinto queste elezioni vuol dire che vivono nell’iperuranio".

Dichiarazioni e critiche che hanno scatenato un Big Bang tra i sostenitori bersaniani. "Nel Pd ci sono troppi galli, convinti che il sole sorga solo quando cantano loro", ha tuonato il capogruppo del partito alla Camera, Dario Franceschini, lanciando una frecciata a Renzi, "un giovane effervescente, con delle qualità. Ma non ho capito, francamente, su che linea si candidi a guidare l’Italia, se non su un stato anagrafico di giovinezza, tra virgolette. Mi pare un po' pochino".

Per Franceschini, Renzi è troppo giovane e per governare "serve una personalità che abbia la forza di confrontarsi, al posto di Monti, con la Merkel, con Hollande, con i problemi europei. Bersani, com’era Prodi, ha esperienza, ha fatto bene il ministro e guidato una grande regione come l’Emilia Romagna".

Rosy Bindi di primarie non ne vuol sentir parlare. "Rischiamo di sembrare dei marziani e degli irresponsabili. Siamo l’unica forza politica rimasta in piedi dopo lo tsunami del voto di domenica scorsa e ci mettiamo a discutere delle nostre faccende?", ha commentato il presidente del Pd in una intervista alla Stampa.

La Bindi ha rimarcato poi un dettaglio di non poco conto che riguarda lo statuto del Pd. "Le nostre regole non prevedono primarie di partito per la scelta del candidato premier che da statuto è il segretario del Pd".

A tal proposito, il sindaco Renzi ha ribattuto: "Purtroppo il Pd è un partito fondato sulle deroghe, mentre io preferirei fosse fondato sulle regole. Dentro il Pd, si fanno primarie per tutto dal segretario di circolo ai sindaci, anche per andare in bagno, tranne che per scegliere i parlamentari e il candidato premier perché le abbiamo fatte tre anni fa subito dopo una competizione elettorale persa e non prima delle elezioni come avviene in tutto il mondo. Insomma credo che la logica del "cacio vinto, non si rigioca" non possa più continuare". 

E in tutto questo il leader Bersani che dice? Poco. Perché "ho altro da fare" e adesso ci sono "altri problemi a cui pensare". La strategia del segretario democratico è quella di non fare da cassa di risonanza alle sortite di Renzi. Lo ha chiesto ai suoi fedelissimi e loro lo hanno ascoltato.

Giorgio Merlo e Stefano Esposito hanno risposto a Renzi con sarcasmo: "Perché il giovanissimo Renzi non dichiara da subito la sua disponibilità per la corsa al Quirinale?". E anche uno come Giuseppe Fioroni, non proprio in linea con Bersani, ha smorzato i toni: "Dire e fare la cosa giusta al momento giusto è buona politica, chiedere le primarie mentre siamo in piena tensione sociale non lo è".

Il sospetto, per alcuni democratici, è che Renzi punti a un riposizionamento, osservi i movimenti nel centrodestra e voglia utlizzare  il capitolo delle primarie per creare un pretesto di rottura.

Contro Renzi ha tuonato anche Antonio Di Pietro. Che ha spiegato: "Una cosa sono le primarie di coalizione che sono necessarie come metodo democratico per far decidere agli elettori, altro sono primarie all’interno di questo o di quel partito perché si tenta un regolamento dei conti".

Uno dei pochi del Pd a prendere in considerazione la richiesta di Renzi è il senatore Giorgio Tonini che, pur precisando di parlare a titolo personale, ha chiesto a Bersani di non sottovalutare "l’idea di una nuova legittimazione" perché "fare nuove primarie in autunno potrebbe essere un modo per consolidare la sua candidatura alla guida del Paese".

Dopo l'intervista al Corriere, Renzi ha precisato e allo stesso tempo rincarato la dose:

"Il Corriere titola "Mi candido". Non è così, almeno per adesso. Per adesso ci basta la data: vogliamo sapere che il candidato lo sceglieranno i cittadini e non i burocrati dei partiti".

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