Applicare il trattato di Dublino e responsabilizzare nell'accoglienza i Paesi di cui le navi Ong battono bandiera: una ricetta in apparenza semplice, quella proposta dal generale Leonardo Tricarico, ma che nessuno Stato europeo pare intenzionato a seguire fino in fondo.
I Paesi responsabili
"Nel caso delle Ong, lo Stato la cui bandiera viene battuta dalle navi deve assumersi le proprie responsabilità", sentenzia l'ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare durante un'intervista concessa all'AdnKronos. Un fatto incontestabile, quindi, dato che proprio nel momento in cui si mette piede su un'imbarcazione è come se si entrasse nel territorio nazionale dello Stato di cui la nave batte bandiera. "Il dialogo a quel punto deve avvenire tra i due governi, perché sbarcarli in Italia significa usufruire di una procedura di immigrazione clandestina", precisa ancora Tricarico, spiegando poi il motivo per il quale l'applicazione del trattato di Dublino venga effettuata con due pesi e due misure dall'Unione europea.
"Capisco che probabilmente il ministero degli Esteri non voglia forzare troppo la mano per un problema dimensionalmente contenuto" ragiona l'ex capo di Stato maggiore dell'AM,"tuttavia è paradossale che quando gli immigrati sbarcano in Italia per altra via, scatta il trattato di Dublino di cui l'Italia deve farsi carico, quando invece sbarcano dalle navi Ong sempre noi dobbiamo farcene carico e non lo Stato di appartenenza dell'imbarcazione, cui invece non si applica il trattato di Dublino che quanto pare si applica, paradossalmente, solo a noi".
Cosa dovrebbe accadere in realtà
In questi ultimi casi, quindi, a farsi carico dei migranti dovrebbero essere Norvegia e Germania, senza se e senza ma. Non ha alcuna rilevanza, peraltro, la contestazione dei lunghi tempi da attendere per sbarcare sulle coste del nostro Paese. "Se queste navi fossero andate da subito verso gli Stati di appartenenza della barca", rileva infatti il generale,"avrebbero sicuramente impiegato meno tempo di quanto ne impiegano stando all'ancora in attesa di un permesso che tarda a venire".
Altra soluzione molto semplice per ovviare al problema e dare peso al trattato di Dublino è quella di far sbarcare in Italia gli extracomunitari e poi "portarli via con velivoli charter dai Paesi di appartenenza, quelli di cui batte bandiera sulle navi. Questo vuol dire applicare il trattato di Dublino, che a noi viene sempre richiesto di rispettare mentre gli altri si girano sempre dall'altra parte".
Il dibattito sulle "Euro Sar"
Potrebbe rivelarsi proficua la decisione di creare un sistema di ricerca e soccorso europeo (Euro Sar)? Il parere di Tricarico è positivo, anche per il fatto che a livello comunitario esiste già qualcosa di simile. "Negli spazi aerei è successa esattamente la stessa cosa e oggi la circolazione aerea viene gestita in piena e completa potestà da Bruxelles, dall'Eurocontrol", spiega infatti il generale."Tutti i centri regionali di controllo del traffico aereo che facevano capo alle nazioni diventano solo esecutori di ordini che Eurocontrol dirama", precisa, "nessuno si può muovere negli spazi aerei europei se non arriva una autorizzazione".
Una soluzione del genere può essere ipotizzata anche per quanto concerne gli spazi marittimi, magari attribuendo nuovi poteri e responsabilità alla già esistente Emsa, l'Agenzia europea per la sicurezza marittima, che potrebbe quindi occuparsi di gestire le fasi emergenziali connesse ai fenomeni migratori.
Ovviamente le norme sarebbero tutte da determinare con grande precisione: regole come, conclude Tricarico, "la designazione del porto sicuro, del vettore che deve operare il soccorso e la ripartizione dei migranti tra i vari Paesi, solo per citare le più importanti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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