«Zombie». «Fascista». «Comunista». «Morto che cammina». «Bolscevico ». «Larva». «Piduista». «Fallito». Che la sinistra fosse in cerca di identità lo si sapeva da tempo, che ne trovasse tante così tutte insieme era difficile da immaginare. Il fatto straordinario è che stavolta fanno tutto in casa, senza neanche bisogno di inventarsi altrui macchine del fango. S’inzaccherano che è una meraviglia, in beata solitudine, con un linguaggio che finalmente dimostra perché gli scaricatori di porto, come tutti gli operai, hanno ormai da tempo voltato le spalle al partito: troppo volgare per loro. Possibile invece la prossima apertura del circolo Cambronne. Nome in codice: «Merde», ovviamente. Per stare al passo. Fa un po’ ridere, ma quelli che parlano questo linguaggio da Accademia della Crus-cazz, così volgare che al confronto Eminem è Asor Rosa, sono proprio loro, gli stessi che per anni si sono messi eleganti per fare capolino nei salotti chic, quelli che hanno occupato le università e i convegni intellettuali e non perdono occasione per dare lezioni di stile. Quelli che «per carità non si gioca sui cognomi», l’ironia non va bene, gli sfottò sono roba della destra becera. Poffarbacco, guardali lì adesso come sono ridotti: appena aprono bocca si sparano addosso insulti come nei peggiori bassifondi delle metropoli.
Grillo accusa il Pd di essere zombie, larva, morto che cammina, Bersani lo attacca chiamandolo «fascista del web»,quello gli replica dandogli del «piduista» e del «fallito», Repubblica accusa il Fatto (diretto da un ex direttore dell’ Unità ) di rappresentare la «destra peggiore » e il Fatto (ribadisco: diretto da un ex direttore dell’ Unità ) accusa Repubblica di scrivere editoriali in stile Comintern (praticamente bolscevichi staliniani). Ci manca solo qualcuno di sinistra che vada alla festa Democratica di Reggio Emilia urlando a squarciagola «A froci» e poi avremmo visto tutto. O quasi.
Non che nella tradizione di sinistra (checché ne dica Ezio Mauro) si sia mai andati leggeri con l’uso delle parole: dai «pidocchi sulla criniera del nobile cavallo» di Togliatti agli attacchi a Berlusconi («dittatorello», «pedofilo», «mafioso», «portasfiga», eccetera) in fatto di insulti non si sono fatti mancare niente. E anche tutta la celebrata comicità radical chic, dalla Littizzetto alla Gialappa’s, ha raggiunto livelli di turpiloquio al cui confronto ( checché ne dica Ezio Mauro) quelli del Bagaglino sono delle dame inglesi all’ora del tè. Ma finora tutto questo carico d’odio veniva riversato al di fuori della sinistra: che fosse l’odiato capitalismo con i suoi «agenti provocatori» (come nel caso dei «pidocchi») o l’odiato mondo berlusconiano con i suoi sostenitori «fascisti» e «piduisti», l’insulto colpiva sempre un nemico esterno.
Adesso è come se,all’improvviso, la sinistra si fosse trovata senza nemico: il fascismo non c’è più, Berlusconi è caduto, il berlusconismo annaspa, i capitalisti (banche e finanza) sono diventati i migliori alleati del Pd. E allora dove riversare questo grande carico d’odio che evidentemente cova senza pace nelle viscere degli sconfitti dalla storia? Contro loro stessi. È evidente: non hanno altri nemici con cui prendersela. E se la prendono con se medesimi. Un evidente caso di autismo auto-insultante. E così, tolta la patina elegante che avevano indossato solo per farsi ospitare al premio Capalbio e al raduno dell’Aspen Institute, si rivelano per quelli che sono davvero: violenti e beceri come nessuna destra violenta e becera saprebbe essere.
Lo spettacolo pirotecnico (senza pari) è sotto gli occhi di tutti: larve, zombi, fascisti, comunisti, piduisti, falliti... Non è meraviglioso? La sinistra che accusa la sinistra di essere fascista. E ancor di più: la sinistra che accusa la sinistra di essere comunista. Adesso manca solo l’ultimo passo. E ce lo possiamo anche immaginare come la scena finale di un film di Nanni Moretti, in cui Bersani, Grillo, Travaglio, Ezio Mauro, Padellaro e gli altri si danno appuntamento per un grande dibattito, davanti a un chiosco di piadine dell’ultima festa democratica. Titolo: «Chi è il più figlio di mignotta».
E allora parte una raffica di insulti micidiali, che vi risparmiamo perché il giornale potrebbe finire nelle mani di qualche minore, fino a quando parte l’insulto finale, il più terribile di tutti: «E allora tu sei di sinistra» «Che cosa hai detto?» «Di sinistra sarai tu» «Se me lo dici un’altra volta ti querelo»... The end.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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