La sinistra travisa la direttiva Ue. Non c'è obbligo di istituire questa misura

Ad oggi infatti in Europa sono 22 su 27 i paesi che hanno un salario minimo previsto per legge, di questi solo 6 hanno un salario minimo sopra i 9 euro l'ora come è stato proposto dall'opposizione

La sinistra travisa la direttiva Ue. Non c'è obbligo di istituire questa misura
00:00 00:00

Una delle principali motivazioni a sostegno dell'introduzione del salario minimo in Italia è riassumibile nell'ormai consueta espressione «ce lo chiede l'Europa». I fautori della misura portano come esempio a sostegno della propria tesi la direttiva Ue «relativa a salari minimi adeguati» ma si tratta in realtà di una direttiva più citata che letta. Ad oggi infatti in Europa sono 22 su 27 i paesi che hanno un salario minimo previsto per legge, di questi solo 6 hanno un salario minimo sopra i 9 euro l'ora come è stato proposto dall'opposizione (Lussemburgo, Olanda, Francia, Irlanda, Belgio e Germania). I minimi salariali nel resto d'Europa vanno dai 6,06 euro l'ora della Spagna ai 2 euro l'ora in Bulgaria con una forbice mensile che va dai 2508 euro del Lussemburgo ai 399 euro proprio della Bulgaria. Per le stime europee inoltre il salario minimo giusto per l'Italia sarebbe di 7,68 euro l'ora, quindi di circa 1,30 euro inferiore rispetto a quello proposto dalle opposizioni. Eppure l'Italia non è l'unica nazione a non avere un salario minimo nell'Ue ma è in buona compagnia con Danimarca, Austria, Finlandia e Svezia, paesi in cui il mercato del lavoro è considerato all'avanguardia. La direttiva Ue infatti non prevede l'obbligo di introdurre il salario minimo, in particolare per le nazioni come l'Italia in cui la contrattazione collettiva copre almeno l'80% dei lavoratori. Quali sono perciò i suoi contenuti? Il testo si concentra sulla governance del salario minimo rafforzando il coinvolgimento delle parti sociali e la raccolta dati sull'applicazione dei minimi salariali. L'obiettivo della Commissione Ue è consentire a tutti i lavoratori in Europa «un tenore di vita dignitoso» che non è garantito in tutti gli Stati membri. In particolare a finire nel mirino di Bruxelles sono nove Stati membri (con un salario minimo stabilito per legge) in cui la paga non può essere considerata dignitosa. Il vero obiettivo della direttiva non è perciò invitare i Paesi Ue ad adottare la misura: «invita gli Stati membri che dispongono di meccanismi nazionali per la determinazione dei salari minimi legali a garantire un efficace coinvolgimento delle parti sociali nella determinazione dei salari, prevedendo salari equi che consentano un tenore di vita dignitoso e accordando nel contempo particolare attenzione ai gruppi a reddito medio-basso, nell'ottica di una convergenza verso l'alto. L'orientamento in questione invita inoltre gli Stati membri a promuovere il dialogo sociale e la contrattazione collettiva in vista della determinazione dei salari». Se ciò non bastasse è la stessa Commissione Ue a fugare ogni dubbio: «la presente direttiva non intende armonizzare il livello dei salari minimi nell'Unione, né istituire un meccanismo uniforme per la determinazione dei salari minimi. Essa non interferisce con la libertà degli Stati membri di fissare salari minimi legali o di promuovere l'accesso alla tutela garantita dal salario minimo prevista da contratti collettivi, in linea con il diritto e la prassi nazionale e con le specificità di ciascuno Stato membro e nel pieno rispetto delle competenze nazionali e del diritto delle parti sociali di concludere accordi».

La direttiva Ue sul salario minimo è l'esempio perfetto di come la sinistra cerchi di usare i testi europei a sostegno delle proprie tesi in politica interna, peccato questa volta lo abbia fatto travisando i contenuti delle raccomandazioni di Bruxelles.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica