La sparata di Pittella, le lacrime di Decaro, il rettore sotto scacco: ecco il podio dei peggiori

Soap opera lucana con Pittella junior che la spara davvero grossa. A Bari teatrino fuori misura del sindaco contro il Viminale. E a Torino l'università si lascia umiliare dai violenti. Ecco il peggio della settimana

La sparata di Pittella, le lacrime di Decaro, il rettore sotto scacco: ecco il podio dei peggiori
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Settimana scoppiettante con uno squadrone di finalisti in corsa per un posticino sul podio dei peggiori. Ce n'è davvero per tutti i gusti. A sinistra c'è Roberto Saviano che si lagna all'infinito contro Giorgia Meloni: "Mi cacciò dalla tv perché non le interessa la lotta alla mafia". Peccato che non era stata la premier a decidere ma il Codice Etico della Rai. E poi Roberto Speranza: dice di non volersi candidare a causa delle minacce dei no vax. Le risse interne al campo largo non c'entrano nulla? E ancora: il verde Angelo Bonelli che "intima" alla premier di "non guardarlo con quello sguardo inquietante". A destra, invece, abbiamo il senatore di Fratelli d'Italia, Roberto Menia, che ha descritto Emmanuel Macron così: "Femmineo con pruriti muscolari". E poi il leghista Stefano Valdegamberi: a proposito delle elezioni in Russia ha detto che è un sistema "più avanzato del nostro e molto efficiente". Tanto da proporlo di importarlo anche nel nostro Paese. Tutti papabilissimi, per carità. Ma prendete i pop corn e mettetevi comodi perché si parte, al terzo posto, con l'ultima soap opera made in Basilicata.

Sportellate, sgambetti e colpi di scena: questa settimana il campo largo ha davvero dato il peggio di sé. Obiettivo: strappare la Regione Basilicata al governatore Vito Bardi. Il primo in corsa, Angelo Chiorazzo, uomo di Roberto Speranza, superato da Domenico Lacerenza (l'oculista candidato a sua insaputa). E poi, dulcis in fundo, Piero Marrese che, per chiudere il cerchio, fa il ticket con Chiorazzo. Solo a riassumere la cronaca politica viene mal di testa. E chissà che mal di testa devono essere venuti pure, in casa Pittella, a Gianni e Marcello che da tempo hanno abbandonato il Pd per Carlo Calenda. Marcello, il più giovane dei Pittella bros, sperava di correre lui per il centrosinistra, ma Conte e Schlein non la pensavano così e alla fine hanno scommesso su Marrese. Apriti cielo. "Sapete quando deportavano gli ebrei e dovevano portarli nelle camere a gas? Io per loro sono un ebreo che deve morire", ha commentato Marcello Pittella. Troppo anche per il fratello Gianni che, dopo l'accordo su Bardi, pare abbia chiuso la porta in faccia ad Azione.

Se in Basilicata volano gli stracci, in Puglia non va certo meglio da quando il Viminale ha avviato l'iter per verificare la reale infiltrazione della mafia nel Comune di Bari. Il sindaco Antonio Decaro ha imbastito il solito teatrino: le lacrime, la rinuncia alla scorta e poi le accuse (assurde) al governo Meloni. "È un atto di guerra", ha urlato ipotizzando un disegno politico dietro la decisione del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Certo, bisogna essere garantisti con tutti. Anche con quei partiti, come il Pd, che hanno invece fatto del giustizialismo la propria bandiera. Anche perché, quando ad amministrare è il centrodestra, l'antimafia diventa un totem da venerare. Ad ogni modo, davanti a un'ipotesi di infiltrazione mafiosa, è meglio lasciare da parte gli show e cercare, al più presto, la verità.

Il primo posto del podio questa settimana tocca a Stefano Geuna, rettore dell'Università di Torino che si arrende alle violenze dei soliti collettivi rossi. Morale? Senato accademico messo alla gogna e cooperazione con Israele rinnegata. Un'umiliazione per tutto l'ateneo. E non è la prima volta che il rettore s'inchina ai violenti.

Pure le femministe di "Non una di meno" si sono permesse il lusso di metterlo a tacere. Ormai le istituzioni universitarie sono sempre più in balìa degli estremisti. Esattamente come era successo negli anni Sessanta, prima che si aprisse la sanguinaria stagione degli anni di Piombo.

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