Genitore 1 e 2, il governo francese e Conte al bar: ecco il podio dei peggiori

La Cassazione toglie le parole "padre" e "madre" dalla carta d'identità. I francesi rosicano per il legame tra Meloni e Trump. Conte dimentica l'offerta fatta a Davos. Ecco i peggiori della settimana

Genitore 1 e 2, il governo francese e Conte al bar: ecco il podio dei peggiori
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Al terzo posto del podio dei peggiori questa settimana abbiamo la Corte di Cassazione che cancella le parole "padre" e "madre" dalla carta d'identità. Mentre Donald Trump salva gli americani dalla sbornia woke eliminando il genere neutro dai documenti, l'Italia torna a "genitore 1" e "genitore 2", espressione tanto cara alla comunità lgbt e agli ultrà del politicamente corretto. Una vicenda annosa, iniziata una decina di anni fa. Poi corretta da Matteo Salvini nel 2019 quando era al Viminale. C'erano state poi la decisione della Corte di Appello di Roma, il ricorso del governo e quindi l'ultima sentenza della Suprema Corte. Una chicane, quella percorsa a tutta velocità dalle toghe, che fa venire il mal di testa e che, ancora una volta, dimostra come certi giudici puntino a sostituirsi alla politica, soprattutto quando la maggioranza è di centrodestra e la sinistra non ha i voti per andare al governo.

Sul secondo gradino troviamo il governo francese che rosica per lo stretto legame che Giorgia Meloni ha stretto con la Casa Bianca. Il primo ad essersi lamentato è stato ministro dell'Industria, Marc Ferracci: "Se cominciamo ad avere discussioni bilaterali, l'unità europea finirà per spezzarsi". Gli stessi toni sono stati usati dal ministro per gli Affari europei francese, Benjamin Haddad: "Se si va negli Stati Uniti divisi, si pensa di essere più forti?". Fa sorridere che sia proprio la Francia a invocare l'unità a Bruxelles perché, quando era il presidente Emmanuel Macron a prendere l'iniziativa, andava tutto bene. E fa sorridere ancor più adesso che per la stampa estera l'Europa non potrebbe scegliere "emissaria migliore" della Meloni, visti e considerati "i rapporti amichevoli" che ha con Donald Trump.

Al primo posto Giuseppe Conte che, commentando la visita della premier a Washington, ha dichiarato: "Spero che Meloni abbia un sussulto di orgoglio a nome di tutta l'Italia, perché sino a qui l'abbiamo vista esibire la bandiera del sovranismo ma poi invece la realtà è della sudditanza rispetto all'Europa e a Washington". Ormai siamo abituati all'eloquio del leader Cinque Stelle e alle sue entrate a gamba tesa. Solitamente non gli diamo peso ma questa volta non possiamo non ricordargli quando anni fa (era ancora a Palazzo Chigi) parlava fitto fitto con la cancelliera Angela Merkel al bancone di un bar del World Economic Forum di Davos (guarda qui). "È contro tutto...", diceva puntando il dito su Salvini. E poi: "Il M5s è Stelle è in sofferenza, sono molto preoccupati...". E poi ancora: "Quali sono i temi che ci possono aiutare in campagna elettorale?".

Insomma, sentirlo invocare oggi il "sussulto di orgoglio" ci sembra quantomeno inopportuno. Anche perché sino ad oggi la Meloni ha sempre messo l'Italia al primo posto. E sfidiamo chiunque a dire il contrario. Lo stesso, invece, non siamo affatto certi di poterlo affermare per Conte.

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